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The Eternal Daughter

2022
REGIA:
Joanna Hogg
CAST:
Tilda Swinton (Julie / Rosalind)
Joseph Mydell (Bill)

Il nostro giudizio

The Eternal Daughter è un film del 2022, diretto da Joanna Hogg.

Tolti spettri, tende svolazzanti e altri piccoli sovrannaturali ammennicoli, ogni ghost story che si rispetti si riduce ad un unico fondamentale e imprescindibile elemento: la nebbia. Tanta nebbia. E poiché è proprio nella lugubre e piovosa campagna inglese che The Eternal Daughter è ambientato, va da sé che anche qui di nebbia non potrà che essercene in quantità industriali. Una nebbia fitta e più che mai scenografica, lambita dai fari di un taxi il cui loquace autista non può fare a meno di ciarlare, guarda caso, proprio di fantasmi e sinistre apparizioni, quando nemmeno il primo fatidico minuto risulta ancora essere passato. Ma nonostante un incipit in purissimo Hammer style, nel quale il menù del perfetto pranzetto gotico viene religiosamente apparecchiato di tutto punto, al posto della canonica Old Dark House stavolta toccherà accontentarsi di un altrettanto sinistro Old Dark Hotel, nel quale una complessata regista e la di lei anziana madre intendono soggiornare per motivi tutt’altro che chiari. Rivangare un triste passato? Incontrare, forse, qualche vecchio parente? Oppure, molto più semplicemente, trovare l’ispirazione per un nuovo film? Il tutto, in effetti, rimane inizialmente abbastanza fumoso, come l’opprimente nebbia che avvolge questo silenzioso e sperduto non luogo fuori dal tempo e dallo spazio, trasformandolo in un inquietante limbo nel quale, al di là dei raggelanti scricchiolii e del vento che sibila minaccioso dietro ogni finestra, gli indizi che qualcosa non stia andando come dovrebbe certo non vanno sprecati.

Una receptionist simpatica come un eritema ascellare, la prenotazione di una camera dissoltasi nel nulla come un ectoplasma, la connessione Wi-Fi che c’è ma non c’è, una scelta di pietanze inspiegabilmente ridotta all’osso e, ultimo ma non ultimo, l’apparente totale assenza di altri ospiti nonostante l’approssimarsi delle festività natalizie. Che poi qualcuno o qualcosa si diverta pure a sbirciare fra l’oscurità delle ampie vetrate, giunti a questo punto non dovrebbe  sorprendere più di tanto, no? Ma nonostante un perturbante e ipnotico mood sempre sull’orlo della pelle d’oca che non nasconde di guardare con grande ammirazione a un piccolo gioiellino del gotico postmoderno come Sono la bella creatura che vive in questa casa, proprio come nel fantasmatico universo domestico ideato da Oz Perkins anche la penna e l’obiettivo di Joanna Hogg dimostrano di aver ben compreso l’importanza di utilizzare il McGuffin del genere per raccontare ben altro che il semplice strappo nel mortifero sudario che divide l’Aldiquà dall’Aldilà. Stando alle apparenze, infatti, The Eternal Daughter non parrebbe poi così troppo diverso da quei ghost movie 3.0 che, da The Lodgers a Marrowbone passando per The Little Stranger, La vedova Winchester e 1921 – Il mistero di Rookford, tanto hanno rinvigorito e rielaborato un sotto filone orrorifico che sembrava morto e sepolto (perdonate la freddura) ben prima dello scadere del secolo Ventesimo.

Ma la talentuosa regista britannica ha più volte dimostrato di voler andare ben oltre queste facili apparenze, anche a costo di prendere un racconto che parrebbe uscito dalle lugubri pagine di Henry James o Ambrose Bierce per piegarlo alla pura e semplice necessità di narrarci il profondo e complicato rapporto fra una madre e una figlia. Uno spinosissimo doppio ruolo appositamente confezionato per una camaleontica Tilda Swinton che, dopo aver già vestito per conto della Hogg gli scomodi panni da matriarca nel dittico autobiografico The Souvenir, stavolta si trova a doversi sobbarcare un altrettanto complicato involucro figliale, forte del suo proverbiale trasformismo attoriale germogliato ai tempi dell’Orlando di Sally Potter e portato a maturazione con il conturbante Suspiria di Guadagnino. Una figlia che, lungi dall’essere oscura (o perduta) come quella immaginata da Meggie Gyllenhaal nel suo registico debutto, si mostra al contempo affettuosa e nevrotica, eternamente schiacciata dal senso di colpa per un matrimonio quasi fallito, una maternità mai sperimentata e un ulteriore pressante lutto non meglio identificato, i cui dolorosi e catartici altarini verranno disvelati soltanto in un epilogo tanto subodorabile quanto rivelatore. Che The Eternal Daughter non sia un film per tutti appare ben chiaro fin dalle prime inquadrature. Ma per il solo fatto di esser nata in seno alla lungimirante A24, ricevendo per giunta la benedizione di un produttore esecutivo di nome Martin Scorsese, beh, questa nebbiosa fiaba nera qualcosina di valido dovrà pur averlo, giusto? Anche perché, così come David Lowery ci insegna, ogni Ghost Story ha sempre qualcosa di vero; con o senza il bianco lenzuolo.