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Sono la bella creatura che vive in questa casa

2016
Titolo Originale:
I Am the Pretty Thing That Lives in the House
REGIA:
Oz Perkins
CAST:
Ruth Wilson (Lily)
Paula Prentiss (Iris Blum)
Bob Balaban (Mr. Waxcap)

Il nostro giudizio

Sono la bella creatura che vive in questa casa è un film del, diretto da Oz Perkins

“Una casa in cui è morto qualcuno non può essere più comprata o venduta dai vivi, può essere solamente prestata dai fantasmi che vi sono rimasti”.                                                                                                                                                Non siamo di fronte alla classica ghost story né a un horror da spaventi improvvisi. Nessun cliché e nessuna banalità: Oz Perkins non è un regista che ama le soluzioni facili. Ce lo aveva già mostrato in February e ce lo ha ribadito con la sua seconda opera, offertaci da Netflix, Sono la bella creatura che vive in questa casa: un inquietante racconto sulla sottile linea di confine che separa il mondo dei vivi da quello dei morti. La storia è quella dell’infermiera Lily e della sua permanenza a casa della signora Blum, anziana ex scrittrice di romanzi dell’orrore a cui deve prestare assistenza. Il soggiorno nella vecchia abitazione porterà presto alla scoperta di qualcosa di inquietante: strani rumori, macchie di muffa che emergono all’improvviso e un libro che sembra raccontare cose davvero avvenute nella casa stessa.  Coerentemente alla linea già tracciata con February, Perkins ritrascina lo spettatore in un orrore più della mente che del corpo. Così come le adolescenti del suo primo film, i vivi e i morti di questo sono consumati dal senso di solitudine, dal non riuscire a vedere e ad essere visti. «È così che marciscono», lentamente, in modo flemmatico come i movimenti della macchina da presa. Non siamo in un castello ma l’atmosfera è ugualmente gotica, quella di una casa in cui, tra i silenzi, emergono i rimbombi e le ferite del passato.

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Così come è da romanzo gotico anche la forma del racconto nel racconto: la testimonianza di Lily (una grande scoperta di nome Ruth Wilson) che a momenti si interrompe per dar spazio al testo del romanzo della signora Blum (una Paula Prentiss old but gold). E infine il mistero, il più grande dei misteri: la morte e la vita dopo di essa. Il film esita e riflette, si interrompe mostrando il fantasma della casa circondato dall’oscurità, sfocato e malinconico. Gli spettri di Perkins altro non sono che anime smarrite, incapaci di accettare una morte di cui non hanno ricordo, poiché lo spirito non può aver memoria di ciò che il corpo ha subito. La condanna è il volontario isolamento nel limbo della casa. Lo è per Polly (l’ormai acclarata interprete-feticcio Lucy Boynton), la bella creatura che vive lì e che cammina in avanti ma guarda indietro, alla ricerca del perché. Ma lo è anche per la signora Blum e per Lily, consumate anch’esse dal loro volgersi dall’altra parte, quella dove non c’è vita.

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Sono la bella creatura che vive in questa casa è un film che vive di attese, preoccupandosi più di mostrare che di raccontare a parole. Non intende spaventare lo spettatore o metterlo in allarme al primo aumento della colonna sonora, piuttosto cerca di immergerlo nell’angosciante mood della storia, insistendo ossessivamente su dettagli come macchie di muffa su un muro o un tappeto spiegazzato. Tutto questo senza, però, dimenticarsi di offrire spunti e citazioni sia letterarie che cinematografiche, da Poe ad Ann Radcliffe, da Polanski al Nakata di Dark Water. Forse non siamo di fronte ad un film che va incontro a tutti i gusti ed a tutte le esigenze come February, ma possiamo affermare che il buon Perkins ha ufficialmente iniziato il proprio percorso autoriale. Speriamo dunque, alla prossima occasione, di vedere un suo film anche in una nostra sala cinematografica. Dopo due pellicole così, se lo merita eccome.