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Reas

2024
Titolo Originale:
Reas
REGIA:
Lola Arias
CAST:
Yoseli (Itself)
Nacho (Itself)
Noe (Itself)

Il nostro giudizio

Reas è un film del 2024, diretto da Lola Arias.

Yoseli ha un tatuaggio della Torre Eiffel sulla schiena e sogna di viaggiare per il mondo, ma è stata arrestata in aeroporto con l’accusa di traffico di stupefacenti.  Nacho è un ragazzo trans arrestato per frode e ha fondato una rock band insieme a Noe, una donna trans che ama il voguing, nello stesso carcere femminile di Ezeiza. Yoseli non ha mai conosciuto Nacho e Noe fino al momento delle riprese di Reas: un docu-musical che ha come protagoniste ex carcerate, persone che in passato sono state private della loro libertà. Nell’ex carcere di Caseros a Buenos Aires, in passato teatro di torture ai Desaparecidos e oggi in stato di abbandono, queste persone ricostruiscono scene del loro passato e immaginano la loro vita futura in un musical dove cantano, ballano, recitano. Reas, presentato alla 74esima Berlinale nella sezione Forum, è un racconto di violenza e oppressione, ma anche di speranza e ribellione.

Lola Arias (Buenos Aires, 1976) è una scrittrice, performer e regista di cinema e teatro. I suoi lavori sono conosciuti per essere a cavallo tra la fiction e la vita reale, con confini sfumati. In un’intervista a Cineuropa la regista racconta che l’ispirazione per Reas le è venuta facendo workshop di cinema e teatro in diverse carceri: “Ho realizzato che l’arte può essere un veicolo di espressione ed emancipazione per le persone in situazioni di violenza e oppressione. La musica, molto presente in carcere, è l’unica forma di espressione che le detenute hanno a disposizione. È un mezzo di liberazione molto importante”. Reas è quindi un misto di finzione e realtà, una ricostruzione di fatti realmente accaduti nel periodo di dentenzione messi in scena dalle ex detenute che recitano di volta in volta sé stesse e altri ruoli, persino quelli delle guardie carcerarie, le loro aguzzine: performando, rompono la dinamica della vittima. Attraverso lo strumento del re-enactement, inscenano il prima, durante e dopo a colpi di cumbia, voguing, rock e pop, raccontano in maniera poetica i loro punti di vista. Si riappropriano delle loro storie, e portano alla luce dinamiche di potere e sopruso.

Ad esempio, alcune identità non vengono riconosciute, come nel caso delle persone trans che subiscono violenze e discriminazioni: queste personalità queer possono sopravvivere solo nelle carceri femminili, in quanto posti dove spesso si creano comunità basate su comprensione e accettazione, una dimensione transfemminista potenzialmente molto forte, nella quale le detenute ricevono sostegno in maniera trasversale e non dalle istituzioni. È quindi in questo caso particolarmente azzeccato il voguing, oggi in rapida diffusione a livello mondiale, ma che nasce come strumento performativo nelle Ballroom newyorchesi tra gli anni 60 e 80, espressione delle queer black communities e strettamente connesso alla sua storia e alle sue lotte. Reas è un forte punto di vista politico, ma anche un racconto di solidarietà e resistenza: le protagoniste immaginano e reinventano un futuro dove i loro sogni, dai più modesti ai più grandiosi, diventano realtà. La regista ha dichiaratamente voluto costruire un’immagine diversa dalla solita violenza stigmatizzante che circonda le detenute, con lo scopo di creare speranza e possibilità per il “dopo”. In un mondo che sempre più tende all’isolamento personale e alla xenofobia, Lola Arias spinge a cercare una connessione, a creare un senso di comunità.