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Io capitano

2023
REGIA:
Matteo Garrone
CAST:
Seydou Sarr (Seydou)
Moustapha Fall (Moussa)
Issaka Sawagodo (Martin)

Il nostro giudizio

Io capitano è un film del 2023 diretto da Matteo Garrone.

Attraversare il Mediterraneo a bordo di un barcone, senza saper nuotare e improvvisandosi comandante. Questo è l’ultimo dei problemi se sei sopravvissuto all’inferno. È l’epilogo di Io capitano di Matteo Garrone in concorso a Venezia 80, un’odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Le drammatiche vicende dei migranti, alla ricerca di un sogno da realizzare, sono raccontate nel film dal punto di vista di due giovani minorenni senegalesi. Seydou e suo cugino Moussa (Garrone ha mantenuto i nomi propri) sono di Dakar e non scappano dalla guerra, hanno una famiglia che li ama, una vita semplice, scuola, amici e social. Avevano 17 e 18 anni quando hanno girato il film. Il primo, timidissimo, non ha mai recitato in vita sua, il secondo ha fatto un po’ di teatro a scuola. Il regista e sceneggiatore romano li ha portati a casa di sua mamma a Fregene dove vivono momentaneamente.

In Io capitano è la magia a sorprenderci, non solo nelle pratiche sciamaniche ma anche nel potere dei sentimenti capaci di portarci ovunque e comunque e di restituirci la percezione di quanto siamo immensi. Non è dato sapere come e quanto Garrone abbia sondato la psiche dei protagonisti ma sicuramente il racconto è fedele alle logiche dell’esodo. Dal Senegal al Mali e poi in Libia attraverso il deserto. La morte e la vita s’intrecciano in un sabba che non ha nulla di buono da auspicare. Sopra di tutto la determinazione di Seydou a non lasciare indietro nessuno, anche di fronte all’orrore delle sevizie e dell’abbandono. Se mai avessimo avuto dei dubbi, Garrone ci riporta un dato di fatto oggettivo: gli abusi e le violenze fisiche e psicologiche hanno origine a partire dal continente africano ad opera di trafficanti, polizia e mercenari locali. Costi quel che costi. Il resto è cronaca. A farci tirare un respiro di sollievo è l’elicottero della Guardia Costiera italiana che soccorre i malcapitati nelle acque del Mediterraneo e ci rende per un attimo orgogliosamente e magicamente italiani. Colpevoli e assolti allo stesso tempo.