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Flower

2017
Titolo Originale:
Flower
REGIA:
Max Winkler
CAST:
Zoey Deutch (Erica Vandross)
Kathryn Hahn (Laurie)
Adam Scott (Will)

Il nostro giudizio

Flower è un film del 2017, diretto da Max Winkler.

A ognuno il suo coming of age. Chi si affida all’esperienza del saggio pigmalione, o vecchio porco che dir si voglia (da Le farò da padre ad American Beauty), chi sfoga i primi pruriti con coetanei allo sbaraglio (Larry Clark docet), chi nel rassicurante nido familiare (Le dolci zieCugini carnali) o esplorando esponenti dello stesso sesso (La vita di Adèle). Erica (Zoey Deutch, un fiorellino nato su Disney Channel), è una 17enne sbocciata già da un pezzo, lo si capisce dalla prima sequenza di Flower: uno sbirro di mezza età grugnisce a bordo della propria volante finché, raggiunto il climax, spunta la testolina della ragazza. “Dove hai imparato?”, domanda l’agente, “Alla scuola media”, risponde Erica, che  raggiunta dalla amichette armate di smartphone, ricatta l’idiota di turno in cambio di soldi. Una teenager tutt’altro che svampita, il suo obiettivo è racimolare i soldi necessari per far uscire il padre dal carcere; dopo l’orale compila zelante una tabella Excel con nomi, cognomi e cifre. Nel frattempo sfoga la sua vena artistica su un quaderno dedicato ai ritratti a matita di tutti i peni con cui ha avuto a che fare.

A cambiare la routine sarà una convivenza forzata con Bob (Tim Heidecker), l’ultima fiamma della madre (Kathryn Hahn), e il figlio Luke (Joey Morgan), obeso appena uscito da una clinica per tossicodipendenti, nonché vittima di abusi da parte dell’ex professore 40enne (Adam Scott), lo stesso “hot old man” che Erica aveva adocchiato al bowling… Secondo lungometraggio di Max Winkler (figlio di Henry Winkler aka Arthur Fonzarelli) dopo una commedia romantica con Uma Thurman (Ceremony) e svariati episodi di serie tv tra cui New Girl, Flower  è stato girato in due settimane e presentato al Tribeca Film Festival 2017; una storia che mischia elementi dark comedy alla Solondz con la ferocia adolescenziale di Heathers (Schegge di follia). Soprattutto nella prima metà del film in cui viene mostrata l’ingenua crudeltà dei teenagers: da parte di Erica che non si fa scrupoli a manipolare col ricatto, anzi si diverte; da parte delle compagne di scuola che la etichettano per il suo modo di vivere la sessualità. Una realtà in cui gli adulti sono criminali, burattini di cui prendersi gioco o genitori che vorrebbero godersi la vita senza l’ingombrante zavorra di un figlio.

Erica è priva di punti di riferimento, quando conosce il fratellastro, ancora più solo e abbandonato a sé stesso, decide che deve prendersi cura di lui, aiutandolo a vendicarsi per l’abuso subito. Quale modo migliore per farlo se non utilizzando la sua carica erotica?  Aiutata dalle amiche cerca di sedurre il professore, da cui è realmente attratta, ma il gioco diventa pericoloso e il registro cambia ancora una volta, andando verso cupe conseguenze alla Sex Crimes. La confusione regna sovrana negli animi dei protagonisti che faticano a capire le proprie pulsioni, tra amicizia, affetto, ma anche un’attrazione prima emotiva e poi carnale fra Erica e Luke, così differenti ma così simili nella loro fragilità adolescenziale. Una corsa contro il tempo e contro le convenzioni, che culmina in un finale on the road, forse poco credibile ma bizzarro quanto basta. Una delle tante peripezie e svolte di Flower, duale e dalla meta confusa, come qualsiasi teen spirit che si rispetti, diviso tra la vulnerabilità e l’aggressività della curiosa protagonista.