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Bullet Train

2022
REGIA:
David Leitch
CAST:
Brad Pitt (Ladybug)
Joey King (Prince)
Aaron Taylor-Johnson (Tangerine)

Il nostro giudizio

Bullet Train è un film del 2022, diretto da David Leitch.

Scelta come anteprima del Locarno Film Festival, l’ultima fatica del regista di John Wick, Atomica bionda e Deadpool 2 – distribuita nelle sale cinematografiche statunitensi da Warner Bros e in quelle nostrane da Sony Pictures Italia – conferma ancora una volta il talento registico di Leitch, sempre più abile nel gestire una commistione di generi estremamente variegata, nonostante sia sempre l’action a svettare sui numerosi altri registri. Adattamento piuttosto fedele del romanzo “I sette killer dello Shinkansen” scritto da Kōtarō Isaka ed edito da Einaudi, Bullet Train racconta per certi versi in chiave thriller ma anche commedia grottesca, dello scontro eterno tra due scuole di pensiero: caso e destino. Ci sono sette killer (o forse ancor più e ciascuno all’insaputa dell’altro) a bordo del coloratissimo Shinkansen, un treno ad alta velocità che partendo da Tokyo si dirige verso Kyoto, compiendo numerose fermate intermedie dalla singolare durata di un minuto e non un secondo più.

Ogni killer ignora l’esistenza dell’altro/a, cercando di concludere al meglio delle possibilità la missione assegnata. Niente però è come sembra e il passato lega ciascuno di questi individui, escludendo qualsiasi possibilità di fuga o in definitiva di sopravvivenza. Laddove il romanzo di Isaka impostava la narrazione come agglomerato di brevi storie, intrecciate tra loro nel corso dello sviluppo, il film di Leitch sceglie un’impostazione più classica, ponendo in primo piano la storyline di Ladybug (interpretato da uno strepitoso e irriverente Brad Pitt), un killer sfortunato ma letale – forse soltanto grazie al caso, o al destino? – che non più convinto della sua professione è deciso a lasciare, dedicandosi a sedute di psicoterapia e vita tranquilla. La sorte però non gioca a suo favore e gli interessi di ciascun killer sembrano convergere tra loro, dando inizio ad un gioco al massacro sorprendentemente divertente, violento e spettacolare. Leitch ancora una volta si affida al lato comico del suo interprete protagonista, così com’era stato con Ryan Reynolds per Deadpool 2, lavorando sullo charme, il look e il divertimento autentico e più che visibile del suo interprete e in definitiva del film, dato dalla particolarità di narrazione e idea cinematografica cui appartiene Bullet Train.

Un film che si fa beffe continuamente del suo genere d’appartenenza, l’action, spostandosi di tanto in tanto tra la commedia demenziale più spudorata, fracassona e sboccata e il kung fu, strizzando l’occhio al cinema di Tarantino e a quello dei Fratelli Coen, soprattutto rispetto al dialogo in continuo mutamento tra registri altisonanti, rigidi e intellettuali e infine quelli decisamente più sboccati, irriverenti, demenziali e nonsense. Concludendo, ciò che sorprende realmente del film di Leitch è la varietà non soltanto di stili narrativi, interpretativi e registici, ma anche e soprattutto estetici e più strettamente tematici, considerato il carattere piuttosto limitato dell’ambientazione del film, il treno che Leitch, da regista esperto, modella e rende variegato e differente in ciascun momento del film, come se ogni carrozza fosse a sé stante, mondi separati tra loro che per forza di cose o forse proprio a causa del destino, elemento cardine del film, si ritrovano a scontrarsi, producendo una valanga inarrestabile d’azione frenetica, pulp, colorata e sempre contaminata da un gusto spiccatissimo e divertentissimo per la black comedy.