Intervista ai registi di Algos

Chiara Lecciso, Luigi Di Noi, Francesco Frank Leone parlano del loro corto
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Chiara Lecciso, 23 anni, di Leverano, laureanda DAMS all’Università del Salento, ama il Cinema, la fotografia e la musica. Ha realizzato diversi prodotti audiovisivi, nel 2020 ha curato la regia e la fotografia per 2029 A.D., selezionato al CRAFestival, nel 2021 seguono la regia e la fotografia per O cero’ Ipai e Algos, selezionato alla XXII ed. del Festival del Cinema Europeo 2021

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Nel 1999 l’Assemblea delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, stabilendo la data del 25 Novembre. Credi si stia facendo abbastanza per sensibilizzare le giovani generazioni?

Sicuramente la sensibilizzazione verso la violenza di genere si è ampliata nel corso degli anni, vengono realizzati eventi culturali a sostegno del tema, incontri scolastici e campagne mediatiche ma, reputo che si debba coinvolgere e responsabilizzare maggiormente la collettività. La mia generazione ha sviluppato un pensiero critico importante grazie al lavoro d’informazione realizzato, io stessa ho scelto di prestare la mia arte a servizio di questo problema sociale e la mia voce ed il mio corpo per manifestare dissenso e aiuto, consapevole di un problema comunitario che riguarda non solo il genere femminile ma l’intera società. Ascolto ancora polemiche sterili che attribuiscono i motivi degli abusi all’abbigliamento delle vittime, all’atteggiamento o a situazioni definite “pericolose” che andrebbero evitate, è necessario, però, continuare a mostrare e a diffondere quanto di più concreto si può attuare per prevenire e contrastare la violenza sulle donne, così come gli altri tipi di violenza: vincere una singola battaglia non significa vincere l’intera guerra.

Secondo te, perché le donne, il più delle volte, tendono a giustificare il comportamento, anche violento, dei loro compagni?

L’incertezza lavorativa, la riduzione dei contatti sociali e l’isolamento probabilmente contribuiscono a giustificare comportamenti di violenza domestica e le restrizioni durante il covid hanno peggiorato la situazione, costringendo donne e ragazze a vivere 24h su 24h a contatto con il partner o un parente violento. Ogni tipo di violenza, che sia psicologica o fisica, conduce l’individuo a depersonalizzarsi, a costruire una realtà illusoria in cui si possano correggere, senza bisogno di aiuto, gli atteggiamenti del carnefice: si ha la falsa percezione di avere il controllo della situazione o si ha un atteggiamento remissivo e passivo per amore.

Luigi Di Noi, 24 anni, di Torre Santa Susanna, laureando DAMS all’Università del Salento. Da sette lavora come fotografo e videomaker freelancer. Da un paio d’anni si è avvicinato al cinema lavorando come fotografo di scena e segretario di edizione. Fa parte dell’Associazione 7Frame che si occupa di creazione di prodotti audiovisivi e divulgazione, sui social e sul sito ufficiale, e contenuti di stampo artistico culturale,  nel 2021 ha prodotto Algos di cui ha curato la regia e diretto la fotografia.

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Il cortometraggio Algos, affronta il tema della violenza sulle donne, perché questa scelta?

Raccontare una storia come quella di Algos è stata, più che una scelta in senso stretto, una necessità. La violenza sulle donne è un tema trattato molto ampiamente e, come ogni argomento di tendenza, tende ad essere stereotipato sotto alcuni aspetti o banalizzato, per quanto sia un tema tutt’altro che banale. L’intento di Algos è quello di trattare questo tema senza filtri e in maniera cruda, proprio per restituire quella che è la vera e cruda natura della violenza.

Questo è il primo corto che presenti insieme ai tuoi colleghi, prodotto dall’Associazione 7Frame. Quando è stato concepito e quali sono state le difficoltà incontrate per realizzarlo?

Lo abbiamo concepito a maggio del 2021. Nel giro di due giorni è stata stesa la sceneggiatura e sono state fatte le riprese. Le difficoltà per girare questo corto erano legate alle restrizioni dovute al covid. Il coprifuoco, che a maggio era previsto alle 22, ha certamente limitato il nostro lavoro, costringendoci ad essere precisi e disposti a sacrificare elementi che avremmo potuto narrare nel corto.

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Francesco, Frank Leone, 31 anni, di Salice Salentino, laureando DAMS all’Università del Salento. Regista e sceneggiatore del teaser La scintilla nel deserto, cortometraggio fantascientifico non ancora realizzato a causa della pandemia. Nel 2020 ha scritto e diretto 2029 A.D., selezionato al CRAFestival. Nel 2021 ha scritto e diretto Algos, selezionato al Festival del Cinema Europeo.

Secondo la mitologia, Algos è il Dio del Dolore. Algos è anche il titolo, che insieme ai tuoi colleghi, hai dato al cortometraggio. Perché questo nome? Qual è per te il dolore più insopportabile?

Il titolo è stata l’ultima decisione che abbiamo preso, Algos discende da una forza oscura e irrazionale e il dolore, appunto crea caos, disordine, irrazionalità nella vita umana. Il dolore tende a vedere la realtà in modo deformato, come se chi ne è colpito fosse avvolto dalle tenebre e non riuscisse a vedere quello che si presenta davanti ai suoi occhi. Il dolore più insopportabile per me, a livello psicologico, è quando a farti del male è una persona a te cara, in quel momento la tua sicurezza va in crisi e ti senti tradito.

La ragazza mentre fa la doccia è preda di una crisi di nervi che la porta, nella reiterazione isterica di un movimento, a ferirsi. L’ acqua come elemento, richiama alla profondità dell’io, a quel mondo interiore che si ribella al male e che attraverso essa, prova a purificare ed annullare. Come nasce l’idea di questa scena?

La doccia è il luogo più intimo e privato di una casa. Quando ci denudiamo non solo dei vestiti ma anche delle maschere che indossiamo davanti agli altri, diventiamo vulnerabili. La protagonista cerca in tutti i modi di giustificare il rapporto tossico che sta vivendo. Nel momento in cui resta sola con sé stessa nella doccia, e quando anche l’acqua non riesce a cancellare la vergogna e a purificare la sua condizione, crolla in una profonda crisi emotiva, come se quel luogo intimo avesse accelerato il raggiungimento del punto di non ritorno.

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Come valutate questa prima esperienza che vi vede, insieme ai vostri due colleghi, nella veste di regista?

Chiara: Sicuramente è un riconoscimento importante che segna l’inizio di un percorso arduo ma soddisfacente sul quale probabilmente pochi avrebbero scommesso. Un anno fa abbiamo scelto di credere in 7frame, un’associazione fondata con lo scopo di produrre prodotti audiovisivi e questo è il primo di una serie di risultati che speriamo di ottenere. Essere alla regia di un cortometraggio selezionato all’Festival del Cinema Europeo è un’ulteriore conferma che l’amore incondizionato per il cinema, una passione smisurata per questo lavoro e un po’ di talento possono produrre risultati inaspettati.

Luigi: Vedere, per la prima volta, un nostro lavoro proiettato in una vera sala cinematografia ha sicuramente dato forma materiale a quello che sembrava essere un lontano esito. Più che un’esperienza con cui posso definirmi regista, è stata una prova con me stesso che mi ha fatto assaporare cosa vuol dire essere regista e dirigere un film. Successivamente ho capito che la mia vocazione è quella. Girare con Francesco e Chiara, amici prima di tutto, e poi colleghi, è stata un’esperienza entusiasmante. Siamo molto affiatati e affini sotto molti punti di vista, ma allo stesso tempo siamo contrari sotto altri aspetti. Tutto ciò è un equilibrio perfetto che getta le basi per molte altre collaborazioni future.

Frank: Il ruolo del regista è stato il mio sogno da quando ero bambino, ho avuto qualche esperienza ma questa è la prima volta che ricopriamo il ruolo in tre. Lavorare con Luigi e Chiara è stato fantastico, riusciamo a capirci al volo e abbiamo la stessa visione di cosa vogliamo raccontare e soprattutto come vogliamo farlo.

Il corto è stato selezionato per partecipare al Concorso Puglia Show, all’interno della XXII ed. del Festival del Cinema Europeo, a Lecce. Raccontate il vostro stato d’animo dopo la proiezione.

Chiara: Giorni prima avevo provato ad immaginare come sarebbe stata quest’esperienza: un corridoio stretto e lungo mi conduce al mio destino, alle mille vite che scelgo di raccontare, al mio io più intimo e irrazionale, alla schiera di poltrone rosse che riempiono lo spazio. Si spengono le luci, il mio battito accelera, lo sento in gola, lungo lo sterno, in ogni singola parte del mio corpo. Ed è stato esattamente come l’avevo immaginato, le nostre vite hanno tutte uno scopo, il mio è produrre arte. Non avrei potuto scegliere di condividere questo momento con nessun altro, se non con Frank e Luigi, amici fidati e colleghi estremamente talentuosi.

Luigi: Dopo l’applauso del pubblico alla fine del nostro corto, quello che ho sentito è stata una forte consapevolezza. Intendo dire che mi sono accorto di aver creato qualcosa per cui la gente offre il proprio tempo e soprattutto qualcosa con cui il pubblico si è posto delle domande, qualcosa dentro lo ha scosso.

Frank: All’inizio eravamo molto tesi, era la nostra prima volta che un nostro lavoro veniva proiettato all’interno di una sala cinematografica e la sensazione che avremmo provato era ancora oscura per noi. Quando si sono spente le luci e abbiamo visto il cortometraggio che prendeva vita davanti ai nostri occhi, l’emozione ha raggiunto l’apice, è stato indescrivibile. Dopo la proiezione abbiamo ricevuto tantissime attenzioni e complimenti, in quel momento ci siamo sentiti davvero i vincitori.

Quali sono le vostre aspirazioni e quali, in concreto, i vostri progetti nell’immediato futuro?

Chiara: I miei progetti riguardano la realizzazione di altri prodotti audiovisivi e la partecipazione di essi ad altri Festival. Esistono già diversi soggetti e sceneggiature da sviluppare, è stato terminato da poco “O cero’ ipai”, un altro corto di cui ho curato regia e fotografia. Intendo continuare a formarmi, a fare esperienza sul set come regista e direttore della fotografia e dimostrare la mia validità nel settore cinematografico, un sogno non è mai troppo grande.

Luigi: I miei progetti futuri sono ormai orientati del tutto al ruolo del regista. Ci sono in cantiere moltissimi progetti, sceneggiature, soggetti. Sicuramente il prossimo lavoro sarà un nuovo cortometraggio.

Frank: Il mio obiettivo è e resterà sempre la regia e la sceneggiatura. Con Luigi e Chiara si è creato un rapporto non solo professionale ma anche di amicizia, mi ritengo molto fortunato ad averli incontrati lungo il mio cammino e continueremo a lavorare insieme. Nell’immediato futuro ho già scritto alcune sceneggiature, il mio obiettivo è di esplorare anche generi diversi. Il Festival ci ha caricati molto e siamo già in procinto di aprire i lavori per il prossimo progetto.