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The Princess

2022
REGIA:
Le-Van Kiet
CAST:
Joey King (la principessa)
Dominic Cooper (Julius)
Olga Kurylenko (Moira)

Il nostro giudizio

The Princess è un film del 2022 diretto da Le-Van Kiet.

Era probabilmente uno dei mashup più improbabili che si potesse presentare a un pitch: l’universo fatato e delicato delle storie Disney, fatte di castelli, principi e damigelle da salvare, che interseca la nuova ondata del cinema d’azione che da The Raid in poi – in quel in poi sono inclusi film, in buona parte prodotti dalla 87Eleven Productions, come Atomica Bionda e la saga di John Wick – sta tenendo banco sulla scena internazionale. È un sottofilone piuttosto recente, denominato cinema stunt, diretto per lo più da ex-stuntmen e con scene d’azione molto violente e dirette con pochi stacchi di montaggio, per accentuarne il realismo ed esaltarne le performance attoriali, spesso realizzate senza l’uso di controfigure. Una commistione tanto improbabile quanto interessante, che si realizza come nelle più assurde delle favole in quest’opera realizzata per il canale streaming Hulu sul suolo americano e distribuito in tutto il resto del mondo su Disney+. Il regista vietnamita Le-Van Kiet aveva già diretto un film action, Furie, con un’eroina come protagonista e in The Princess mantiene la quota rosa mettendo al centro, come tradisce il titolo, appunto una apparentemente classica principessa disneyana.

The Princess apre in maniera ingannevole su uno scenario idilliaco. Un lago immerso nella natura, un castello, una torre, in cima alla quale si cela una prigionia, quella della Principessa, interpretata da Joey King, tenuta sott’occhio da due guardie. Al contrario di tutte le favole, che proprio il colosso dei media ha per decenni fatto sue, qui non ci sarà nessun principe azzurro a rischiare la vita per la damigella in pericolo, bensì sarà la stessa principessa a salvare il proprio culo e quello della sua famiglia, tenuta in ostaggio dal perfido Julius (Dominic Cooper) che vuole cancellare con la guerra l’affronto subìto dalla principessa, in fuga dall’altare. Liberatasi dalle catene dopo essersi slogata il pollice, in una scena che richiama alla mente Jennifer Connelly in Phenomena di Argento, la Principessa mette a tappeto le guardie e si organizza per liberare la torre dall’invasore e, soprattutto, affermare la propria autonomia nei confronti del potere maschile (contro il principe che vuole sposarla e contro il padre che l’ha costretta).

Interrotta unicamente da alcuni flashback che raccontano sia l’antefatto che ha portato alla guerra sia la formazione guerriera della protagonista, la narrazione è un susseguirsi di combattimenti variegati con punte di violenza inaspettate, diretti in un movimento discensionale che ricorda, in opposizione, quello ascensionale di The Raid. Gradualmente ai passaggi di livello, Joey King letteralmente perde i pezzi del suo leggiadro vestito, in un processo di spoliazione che vuole essere teorico e che parla metaforicamente dell’abbandono degli stereotipi della figura femminile nelle favole. Quanto sia improbabile che una donna comunque esile possa affrontare e spezzare energumeni armati fino ai denti è questione di poca importanza. La rotta è indirizzata verso il gimnick, la trovata, e cioè la trasformazione di un personaggio, che in secoli di tradizione narrativa ha rappresentato l’emblema della debolezza e dell’innocuità, in un killer mortale: per sintetizzare, Cenerentola che si trasforma in John Wick. Al di là del portato metaforico della storia, che non garantisce in assoluto la qualità di un prodotto, il film di Le-Van Kiet soffre di molti squilibri di ritmo e le coreografie dei combattimenti spesso imitano – malamente – quelle delle produzioni della 87eleven, piani sequenza con tagli fantasma compresi. È però un tentativo coraggioso e tutto sommato godibile di trovare strade alternative, più adulte, per il fantasy fiabesco.