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The Harder They Fall

2021
REGIA:
Jeymes Samuel
CAST:
Jonathan Majors (Nat Love)
Idris Elba (Rufus Buck)
Lakeith Stanfield (Cherokee Bill)

Il nostro giudizio

The Harder They Fall è un film del 2021, diretto da Jeymes Samuel.

Fra i tanti meriti di quel capolavoro che è Django Unchained di Tarantino – il più riuscito e influente western dell’epoca contemporanea – c’è quello di aver sdoganato una volta per tutte il “black western”: l’infinita cinematografia del genere ha messo in scena per anni fuorilegge e sceriffi, indiani e cowboy, ma ha inspiegabilmente trascurato una fetta consistente della popolazione americana nell’epoca della Frontiera, cioè gli afroamericani. Talvolta sono stati co-protagonisti, ma i western incentrati quasi interamente sui neri si contano sulle dita di una mano (da Non predicare…spara! a Posse), mentre dopo il Django di Quentin hanno iniziato a proliferare, con risultati alterni. Jeymes Samuel, al suo esordio nel lungometraggio, centra il bersaglio con un film innovativo, spettacolare, iper-violento e pulp, The Harder They Fall, uno dei migliori western degli ultimi anni che testimonia come il genere sia ancora vivo, un film in grado di lasciare a bocca aperta lo spettatore, incredulo di quel bombardamento sensoriale a cui sta assistendo. Samuel, cantante e regista britannico di colore più conosciuto con lo pseudonimo di The Bullits, sceneggia la storia insieme a Boaz Yakin, ispirandosi – come avverte la didascalia iniziale – a persone realmente esistite, seppure protagoniste di eventi frutto di fantasia. Protagonista è il fuorilegge Nat Love (Jonathan Majors), che da piccolo ha assistito all’uccisione della sua famiglia per mano di due uomini misteriosi. Anni dopo, lo troviamo a capo di una banda che non rapina le banche ma sottrae il bottino ad altri banditi, ed è in cerca di vendetta verso i responsabili del massacro: dopo aver eliminato uno dei due, inizia la caccia all’altro, che è più difficile da raggiungere in quanto detenuto nel carcere di Yuma. Si tratta di Rufus Buck (Idris Elba), un temuto fuorilegge che comanda una spietata gang: il caso sorride a Love, visto che i complici del rivale lo fanno evadere durante il trasporto in treno. Buck raduna la banda e si installa a Redwood City, una cittadina che tiene sotto il suo controllo insieme a uno sceriffo corrotto, instaurando un regime di terrore: lì viene raggiunto da Love e dai suoi uomini, che danno il via a un massacro. The Harder They Fall è uno dei western più “black” che ci siano, visto che quasi tutti i protagonisti e i comprimari sono uomini di colore, ed è questa innanzitutto la sua peculiarità rivoluzionaria.

Ma, a differenza di Django Unchained, qua non c’è nessun messaggio socio-politico di fondo, nessun riferimento alla schiavitù o alla liberazione degli schiavi, e neanche all’emancipazione dei neri negli Stati Uniti: il film di Jeymes Samuel riprende i canoni del western classico (americano e italiano) incentrato su banditi, sceriffi e storie di vendetta, ma lo estirpa dal predominio bianco per dare vita a una vicenda dove gli afroamericani sono i protagonisti quasi esclusivi, con una buona dose di iperrealismo che non guasta in un film del genere. Perché The Harder They Fall è un western pazzesco, una goduria per gli amanti del genere, così intriso di azione, violenza e personaggi borderline da essere sempre sul confine fra la realtà e una distorsione spettacolare che è necessaria in questo tipo di cinema. Sicuramente il regista aveva in mente il western pulp di Quentin Tarantino, visto che le sparatorie – dirette con una maestria incredibile per essere il primo lungometraggio – si risolvono spesso in corpi che volano da una parte all’altra dell’inquadratura e abbondanti schizzi di sangue (rigorosamente “vero”, non in digitale) che escono dalle ferite, con un gusto persino splatter. Ma Samuel sfoggia una regia matura non solo negli scontri a fuoco, bensì anche in lunghe sequenze preparatorie o dialogiche che richiamano davvero l’afflato epico del genere, rivisitato con un gusto moderno e ultra-violento. Basti pensare alla strage iniziale, ambientata in un ranch nella prateria: come in C’era una volta il West, la regia segue i personaggi che ci vivono, poi inquadra lentamente i banditi (mai ripresi in volto) che entrano e seminano terrore e morte, uccidendo a sangue freddo padre e madre per poi sfregiare il bambino con un rasoio. Il quale, una volta cresciuto, si ricorda del tatuaggio dell’uomo che lo costringeva a guardare (un po’ come Law in Da uomo a uomo, a sua volta ripreso da Notte senza fine), lo trova e lo fa secco all’interno di una chiesa. Tutto questo, solo nei dieci minuti introduttivi, prima dei titoli di testa, anch’essi volutamente pulp, coloratissimi, ipercinetici e a ritmo di musica rap. Perché Samuel, cantante prima ancora che regista, dirige tutto il film con la colonna sonora in testa (scritta da lui stesso), che fa da vero e proprio sostegno alle sparatorie e alle lunghe cavalcate, con una musica onnipresente e trascinante, rap, rock-pop e tipicamente “colored”. Da qui in poi, The Harder They Fall – una produzione americana che si può permettere evidentemente un budget di spessore – è un susseguirsi di sparatorie, personaggi sopra le righe e lunghi dialoghi tarantiniani.

Il mondo descritto in questo west(ern) è violento e nichilista, interamente popolato da fuorilegge, banditi che si scontrano con altri banditi, sceriffi corrotti, rapine e vendette, con un ritmo forsennato a cui si alternano lunghe attese ansiogene come quella iniziale, in una fluviale storia (due ore e dieci, titoli esclusi) dove accade di tutto, narrato con un ritmo sostenuto e ricco di sotto-trame che si incrociano scientificamente. C’è una banda di fuorilegge alleata di Rufus Buck (mascherati con cappucci rossi ripresi direttamente dal Django di Sergio Corbucci) che vengono fatti fuori dagli uomini di Nat Love, un assalto al treno preparato con un ritmo leoniano e che si conclude con il massacro di tutti i soldati, rapine, pestaggi e omicidi a sangue freddo con ampio spargimento di sangue: il tutto orchestrato con un montaggio che alterna tempi lunghi, scene d’azione ipercinetiche e ralenti (viene in mente per certi versi anche Pronti a morire di Sam Raimi), propedeutiche alla lunga sparatoria finale a suon di pallottole e dinamite. I due protagonisti giganteggiano nel loro furore, dal vendicativo Majors (che ricordiamo in Da 5 Bloods di Spike Lee) al crudele Elba (uno degli attori di colore più celebri del cinema contemporaneo), con vestiti colorati e sgargianti, e dettagli quali lo sfregio a forma di croce sulla fronte di Love e le pistole d’oro di Buck; ma anche gli attori di contorno sono ben delineati e pittoreschi, dallo sceriffo corrotto (Delroy Lindo) al pistolero Cherokee Bill (Lakeith Stanfield), fino alle due donne pistolere (Zazie Beetz e Regina King, una per ogni banda). Una menzione va fatta poi per le inquadrature e la fotografia: i campi lunghi ripresi con un gusto quasi fordiano e leoniano alternati ai dettagli, le praterie e i deserti, le cittadine ricostruite e gli interni – il tutto valorizzato da colori vivaci e saturi – fanno di The Harder They Fall un western che guarda al passato e lo cita, ma al contempo crea qualcosa di profondamente nuovo.