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The Protégé

2021
REGIA:
Martin Campbell
CAST:
Maggie Q (Anna Dutton)
Samuel L. Jackson (Moody Dutton)
Michael Keaton (Michael Rembrandt)

Il nostro giudizio

The Protégé è un film del 2021, diretto da Martin Campbell.

Se cercate un film d’azione che vi sorprenda, che sovverta le regole del gioco o che vi lasci a bocca aperta, The Protégé non fa per voi. È invece l’opera ideale nel caso foste alla ricerca di un film non troppo impegnativo né ambizioso, ma realizzato con cura e che vi intrattenga. Ma facciamo un passo indietro. L’ultimo film di Campbell (GoldenEye e Casino Royale) narra di Anna (Maggie Q), bambina vietnamita salvata dal killer professionista Moody (Samuel L. Jackson) e cresciuta da lui come sicaria a sua volta. Trent’anni dopo, i due sono ancora insieme ed eliminano sotto compenso pericolosi criminali: il classico esempio di famiglia felice, fino a che Moody non assegnerà ad Anna un’ultima missione, che scatenerà il caos nella sua vita e la riporterà in Vietnam per trovare il suo obiettivo finale. Il film, come anticipato, non è niente di speciale, ma svolge il suo compito alla perfezione: le scene d’azione sono coinvolgenti e gestite con classe e mestiere, come ci si aspetta da Campbell e dallo sceneggiatore Richard Wenk (The Equalizer), hanno buon ritmo e ci riportano a un’atmosfera da action anni 80/90, inframezzate come sono da momenti comici o più leggeri, alcuni molto riusciti e piacevoli, altri decisamente fuori luogo. Maggie Q funziona molto bene come eroina action, abbastanza femme fatale da intrigarci, tosta per intrattenerci e, per fortuna, abbastanza umana per farci entrare un minimo in empatia: è una killer professionista, ma non è di certo il T1000 di Terminator 2 né John Wick.

I veri protagonisti del film, però, sono, inevitabilmente, altri. Samuel L. Jackson in primis, che è definitivamente entrato, per età e merito, nella fase della sua carriera dedicata ai mentori, ai maestri, ai saggi, ma che mantiene anche in questi ruoli la stessa intensità e brutalità che aveva da giovane, quando recitava il sermone più famoso della storia, nel film che tutti conoscono. Qui forse la sua figura rischia molto di essere una macchietta, a causa di uno script che gli affida solo scene in cui far prevalere il suo carattere dirompente o la sua abilità da assassino, ma Jackson riesce sempre a farlo apparire credibile e, inaspettatamente, misurato. L’altro vero protagonista è, invece, Michael Keaton, che dopo aver vestito per anni i panni del supereroe, finalmente si butta dalla parte dei cattivi, riuscendo meravigliosamente. La sua presenza affascina, riempie lo schermo, e se a volte potrebbe sembrare non molto adatto alle scene d’azione (anche lui ha una certa età) la finzione regge benissimo. Se, dunque, The Protégé ha buoni personaggi e ottime scene d’azione, il passo falso è ravvisabile nella sceneggiatura. Niente di catastrofico, ma neanche nulla che possa elevare i cazzotti al di sopra di quello che effettivamente sono. Gli intrighi dei malvagi tra i quali si muove Anna non sono del tutto chiari e, soprattutto, non sono interessanti. Non cercate motivazioni particolari o piani elaborati: in questa storia i cattivi sono, semplicemente, cattivi. Se guardate il film sperando in qualche colpo di scena o rivelazione finale rimarrete un po’ delusi.

Anna, come ogni eroe che si rispetti, ha i suoi traumi (ovviamente legati al Vietnam, luogo in cui dovrà tornare), ma nulla li rende davvero motivati o degni di esistere. Il tutto si esaurisce in un paio di flashback, senza che questi portino qualche cambiamento nella storia o nella protagonista. Il filone che traina davvero la storia è quello di odio/amore tra Maggie Q e Keaton, che ci fa chiedere se staranno assieme o se si uccideranno: funzionante, ma nulla di nuovo. Peccato, perché con uno script più raffinato l’opera sarebbe stata sicuramente impreziosita. L’unica nota davvero piacevole, su cui spezziamo una lancia, è il titolo. A differenza di altri film, in cui “il protetto” o “la protetta” sono personaggi importanti, politici o addirittura presidenti da mettere al sicuro, qui “la protetta” altro non è che una bambina impaurita, portata in salvo da un uomo dalla dubbia moralità ma dalla indiscutibile gentilezza: tutto quello che vediamo accade trent’anni dopo, quando quella bambina è cresciuta e, ormai, non ha più bisogno di essere protetta.