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The Employer

2013
Titolo Originale:
The Employer
REGIA:
Frank Merle
CAST:
Malcolm McDowell (The Employer)
David Dastmalchian (James)
Paige Carlyle Howard (Sandra)

Il nostro giudizio

The Employer è un film del 2013, diretto da Frank Merle.

C’è qualcosa che non saresti disposto a fare per questa azienda?”. Una domandina non certo facile a cui rispondere, specialmente se a porla è un vecchio equivoco marpione in giacca e cravatta come Malcolm McDowell durante un altrettanto equivoco colloquio di lavoro. D’altronde si sa: in tempi di crisi si è disposti a tutto pur di portare a casa la proverbiale pagnotta, combattendo con le unghie e con i denti per guadagnarsi il proprio posto all’interno di quell’insidiosa catena alimentare che è il mondo del lavoro 3.0. Ed è appunto la spietata hobbesiana legge di natura dell’homo homini lupus a muovere i letali ingranaggi narrativi di The Employer, interessantissimo esordio alla regia di quel tal Frank Merle che avrebbe in seguito fatto degnamente sventolare la propria bandiera con ottimi exploit come From Jennifer, Criminality e Broken Oak e che ora, grazie al succulento canale Midnight Factory di Prime Video, può finalmente veder sdoganato ai quattro venti il proprio convincente battesimo del fuoco. 

Come direbbe il caro vecchio Frusciante, la trama di The Employer è fondamentalmente semplice: cinque tizi (David Dastmalchian, Paige Howard, Michael DeLorenzo, Matthew Willig e Katerina Kopel), tutti in lizza per un ambito posto presso una misteriosa società denominata Carcharias, dopo essere stati sottoposti a uno strano colloquio ad opera di un mefistofelico responsabile delle risorse umane (Malcom McDowell) si ritrovano rinchiusi in una stanza ermeticamente sigillata e con solo un cellulare a loro disposizione, senza tuttavia poter contattare in alcun modo le forze dell’ordine. Superato lo shock iniziale e messe momentaneamente da parte le inevitabili tensioni reciproche, i nostri capiranno ben presto di star sperimentando nientemeno che la fase finale del proprio programma di selezione, il quale mira letteralmente a scartare i soggetti non idonei e a lasciare che solo il più forte giunga vivo e vegeto a firmare il tanto agognato contratto di assunzione. Una firma, ca va sans dire, siglata con lacrime, sudore e tanto tanto sangue.

Nel corso di ottantotto incalzanti minuti, The Employer ci offre una visione estrema ma metaforicamente potente di cosa voglia dire oggigiorno procacciarse un’occupazione in un mercato nel quale l’unico modo per non essere uccisi è, letteralmente, uccidere a propria volta, dimostrando ai propri superiori di essere nulla più che spietate e ambiziose macchine da guerra completamente prive di qualunque scrupolo morale. Così come nell’altrettanto allucinate Exam una spietata sessione preparatoria diventava la (in)naturale scrematura con cui gli occulti poteri aziendali assicuravano di procacciarsi dipendenti di razza, così il rito del colloquio apparecchiato dal sornione McDowell, con le sue ponderate domandine a bruciapelo dai mille sottesi, ha il preciso scopo di individuare le cavie più adatte ad essere gettate in un micro laboratorio sociale dal quale solo il più forte fisicamente e psicologicamente potrà uscirne tutto intero, con in tasca un contratto di ferro e, cosa più importante, fedele fino alla morte ai propri occulti capi. Tutto ciò viene messo in scena dal buon Merle senza troppi fronzoli, in maniera semplice, solida, certamente non originale ma senza stucchevoli strizzatine d’occhio ai feticismi iper gore modello Saw piuttosto che alla grottesca ironia del fu Suverance – Tagli al personale, preferendo piuttosto orchestrale una serrata competizione psicofisica fra arrivisti colleghi di scrivania che avrebbe in svenuto fatto la fortuna di quel piccolo violentissimo capolavoro di The Belko Experiment.