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Old

2021
REGIA:
M. Night Shyamalan
CAST:
Gael García Bernal (Guy)
Vicky Krieps (Prisca)
Rufus Sewell (Charles)

Il nostro giudizio

Old è un film del 2021 scritto e diretto da M. Night Shyamalan.

Dopo le collaborazioni a budget ridotto con la Blumhouse inaugurate da The Visit e proseguite con Split e Glass, M. Night Shyamalan torna a una grande produzione sollecitato dall’accordo stretto nell’ottobre 2019 con gli Universal Studios per la realizzazione di due film. Di questo impegno, Old costituisce il primo risultato e si propone quale libero adattamento del graphic novel francese Château de Sable (edito in Italia da Coconino Press), di cui lo stesso Shyamalan avrebbe ricevuto una copia in regalo dalle figlie, rimanendone colpito al punto da acquisirne subito i diritti. Al centro della vicenda, che insieme ricalca e arricchisce quella del fumetto firmato da Pierre Oscar Lévy e Frederik Peeters, troviamo Guy e Prisca Capa, una coppia prossima al divorzio ma decisa a concedersi un’ultima vacanza con i figli Trent e Maddox prima di palesare loro l’intenzione di separarsi. Alloggiati in un lussuoso resort sito su un’isola caraibica, i Capa vengono invitati con altri ospiti a godersi un’esclusiva giornata su una spiaggia incontaminata. Ma quello che sulle prime si presenta come un angolo di paradiso, si rivela ben presto un luogo da incubo, dove il tempo scorre a un ritmo innaturale e vertiginoso, condannando i presenti a rapido e precoce invecchiamento senza apparente via di scampo.

Se l’immagine di una natura che si accanisce sull’uomo evoca la parabola ecologista di E venne il giorno (questa volta a essere in causa sembrano essere gli effetti nocivi del turismo di massa), a celarsi dietro la facciata di questo fantasy thriller dagli accenti horror è anzitutto un’efficace allegoria esistenziale che rilancia la sempiterna riflessione sul tempo e sulla morte; con lo sguardo rivolto criticamente al presente, all’ossessione tutta contemporanea per il corpo e il salutismo: ironicamente, è il personaggio di Chrystal – vanitosa moglie trofeo fissata con la forma fisica – a subire il contrappasso più tremendo e grottesco, così come il destino di ogni protagonista risulta significativamente legato a una qualche patologia. L’irruzione del sovrannaturale, poi, da topos di genere diviene qui pretesto narrativo per far deflagrare il dramma degli affetti, per esplorare la natura dei rapporti umani e saggiarne la tenuta. A partire da quel nucleo originario e fondante che è la famiglia, sempre centrale in Shyamalan nonostante la sua costante messa in crisi.

Immerso in un’atmosfera di perturbante mistero e montante tensione (costruita su un abile uso del fuori campo e dell’apparato sonoro), Old non rinuncia al tipico twist conclusivo, autentico marchio di fabbrica shyamalaniano che – a differenza di quanto accade nel fumetto – scioglie l’enigma portando la vicenda su binari razionali, con un finale esplicativo che guarda al dibattito scientifico contemporaneo strizzando l’occhio all’attualità pandemico-sanitaria. Al solito, qualcuno storcerà il naso dinanzi agli eccessi didascalici e alle forzature di sceneggiatura, agli espedienti da b-movie e all’esasperazione di toni e situazioni sempre a un passo dal comico involontario. Tuttavia, sarebbe un errore limitarsi alla superficie di questi aspetti grossolani senza coglierne l’intento sottilmente provocatorio; a opera di un autore che sembra divertirsi sempre più a sovvertire i codici di genere e a giocare con i cliché del suo stesso cinema, sfidando chi guarda a scovarne il senso profondo, quasi fosse un messaggio segreto come quello che il piccolo Trent è impegnato a decifrare nel corso della storia. Un cinema volutamente stratificato, dunque, che mescola sfacciatamente alto e basso, lasciando pulsare sotto la crosta del mero intrattenimento ineludibili questioni circa l’uomo e la società di oggi.