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Il coraggio della verità

2018
Titolo Originale:
The Hate U Give
REGIA:
George Tillman Jr.
CAST:
Amandla Stenberg (Starr Carter)
Regina Hall (Lisa Carter)
Russell Hornsby (Maverick Carter)

Il nostro giudizio

Il coraggio della verità – The Hate U Give  è un film del 2018, diretto da George Tillman Jr..

Starr Carter è una ragazza di 16 anni residente a Garden Heights, quartiere periferico di Freemont connotato dall’esclusiva presenza di afroamericani e da una profonda criminalità. Per assicurare loro un futuro promettente, Lisa e Maverick iscrivono i figli Starr, Seven e Sekani in un college privato in città. Al ritorno da una festa, mentre Starr viene accompagnata dal suo migliore amico Khalil, i due vengono fermati da un poliziotto bianco che intimorito dalla possibilità che il ragazzo fosse armato, gli spara tre volte. La morte di Khalil, rivendicata dal popolo nero esacerbato dagli evidenti abusi di potere della polizia, diventa un caso nazionale. L’identità di Starr, individuata come testimone, viene inizialmente tenuta segreta di modo da non compromettere la sua reputazione al college privato. A seguito della mancata incriminazione dell’ufficiale bianco, Garden Heights esplode in proteste e rivolte. L’incapacità del sistema giudiziario a tutelare le violenze e la crescente identificazione con la sua comunità originaria, spingono Starr ad emergere come personaggio pubblico in una battaglia contro la discriminazione. George Tillman Jr. non è sicuramente un debuttante, da decenni è conosciuto nell’ambiente black grazie a pellicole dedicate alla sua gente: prima Men of Honor poi Notorious e infine The Hate U Give (tradotto ingiustificabilmente il coraggio della verità). Tratto dall’omonimo romanzo di Angie Tomas, la sceneggiatura è affidata a Audrey Wells – tristemente deceduta poco prima dell’uscita nelle sale del film – la quale, brillantemente, riesce a tessere una trama semplicemente accattivante, incorporando riflessioni sociali di una inconsueta raffinatezza. Il cast si compone principalmente di attori esordienti, con la positiva aggiunta, però, di Amandla Stenberg (Hunger Games) e Regina Hall (Scary Movie).

I babbuini urlanti vivevano sotto la loro pelle bianca, le gengive rosse erano le loro” scriveva Toni Morrison nel 1987 in “Beloved”, il capolavoro della prima donna afroamericana vincitrice del premio Nobel per la letteratura. A scontrarsi con l’inevitabile ascesa del popolo afroamericano, è quell’America conservatrice, ancorata oggi ad un silenzioso e sibilante razzismo, manifesto nella volontà di interazione e assorbimento della cultura black, pur tenendo a debita distanza i singoli componenti di quel retaggio culturale. Parliamoci chiaro, non si parla di odio civile, piuttosto di una netta discriminazione palese nelle modalità di sottomissione sociale che nella pellicola vengono mostrate con una incriminante neutralità. Ed ecco spiegata l’esistenza nel XXI secolo di realtà ghettizzate come la fittizia Garden Heights spiaccicate alle grandi città ma celate con cura, ove lo stato è assente se non nella celebrazione della propria supremazia. E qual è lo strumento coercitivo per eccellenza? La polizia. Ne Il coraggio della verità è chiaro sin dall’inizio come l’intenzione del regista non sia – come invece il più delle volte accade – quella di vittimizzare la popolazione nera, bensì quella di evidenziare l’inadeguatezza della polizia e del sistema giudiziario a rispondere alle violazioni dei diritti dei cittadini. L’omicidio di Khalil funge solo da pretesto per la crescita interiore della protagonista, fino a quel momento priva di una vera identità, costretta a vivere a tra due mondi: quello del ceto basso nero e quello dei ceti alti bianchi. È più consono affermare che lo si fa per convenienza, ma c’è un prezzo da pagare per tutto, tant’è che Starr rivivendo l’esperienza di perdere un amico, diventa la portavoce di una pacifica protesta scagliandosi proprio contro quel mondo, quello bianco, che l’aveva culturalmente adottata.

Incarnatasi in una versione moderna della Marianne, Amandla Stenberg catalizza l’attenzione dello spettatore con la sua furente dote attoriale, che qui come non mai è stata messa in risalto da una sceneggiatura cucita a regola d’arte sul personaggio. Il rischio in cui si potrebbe incorrere è quello di silenziare i co-protagonisti, i quali invece grazie a un guizzo di genialità del regista vengono chiamati ad uno ad uno a sostenere lo scheletro narrativo senza mai dover occupare un ruolo di secondo piano. Regina Hall, per la prima volta chiamata in causa per una pellicola drammatica, si riscopre un’ottima attrice e spalla di un binomio attoriale piacevole da rivedere. Come se non bastasse il materiale a disposizione è notevole: sia il comparto sonoro che quello scenografico eccellono grazie ad una cura meticolosa dei dettagli e ad un plausibile richiamo al target giovanile. Molto più di un documentario, Il coraggio della verità si presenta come una pellicola molto schietta e cruda, non adatta a chi si aspetta uno strappalacrime. Perché qui non si piange nessuno. Il regista si muove con freddezza chirurgica ed entra nel vivo della questione puntando il dito contro tutti, perfino contro la propria comunità rimproverata per la sua disunione. Una pellicola attuale, ma allo stesso tempo anacronistica, perché la violenza non è mai circoscritta ad un determinato segmento temporale. Ed è proprio questa la forza di questa pellicola, che insieme a Blackkklansman si candida ad entrare negli annali dei cinema.