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Don’t Let Them In

2020
Titolo Originale:
Don't Let Them In
REGIA:
Mike Dunkin
CAST:
Michelle Luther (Jenna)
Aidan O'Neill (Karl)
Scott Suter (David)

Il nostro giudizio

Don’t Let Them In è un film del 2020, diretto da Mike Dunkin.

Da che mondo è mondo, il cinema è sempre stato pieno zeppo di chiari ed inequivocabili avvertimenti. Non aprite quella porta! Non entrare in quella casa! E, soprattutto, Non aver paura della zia Marta! Perciò, se qualcuno come Mike Dunkin strepita a chiare lettere, fin dal titolo del suo esordio registico, che sarebbe molto molto meglio Don’t Let Them In, beh, forse urge dargli un minimo d’ascolto. Il problema è che se questo sacrosanto “Altolà” ci viene intimato attraverso uno sciapo, anonimo e ritritissimo home invasion, allora c’è davvero il rischio di dover per forza voltar pagina e passare oltre. Non lo si dice affatto con risentimento o cattiveria, sia chiaro. Anche perché, al momento, il caro Dunkin non ha ancora offerto sufficiente materiale curricolare per un giudizio ampio e dettagliato nei riguardi del proprio lavoro. Se tuttavia ci si dovesse basare su quanto visto sinora, allora, in tutta franchezza e onestà intellettuale, non è che il futuro del Nostro si riveli particolarmente roseo e felice. Almeno non nel breve periodo.

Chiaro, diretto e perentorio. Don’t Let Them In sceglie dunque, si dal titolo, di metterci in guardia da quei gran sconosciuti simpaticoni che, abbondantemente forniti di letali oggetti contundenti e bardati con le ormai immancabili inquietanti mascherone carnevalesche, hanno deciso di divertirsi parecchio ai danni di Jenna (Michelle Luther) e Karl (Aidan O’Neill), due incauti assistenti sociali che, durante il proprio consueto giro di routine fra le peggio situazioni familiari possibili, decidono di fare una visitina di controllo a un certo David Pierce (Scott Suter), ex baby killer ormai cresciuto, uscito fresco fresco da una pluriennale detenzione in un ospedale psichiatrico con l’accusa di aver trucidato allegramente mammina e papino. Giunti però al The Twelve Bells Inn, un diroccato pub sito nel buco dello sfintere del mondo che funge da dimora temporanea del suddetto rinsavito pazzerello, i due colleghi si trovano davanti una situazione a dir poco assurda, venendo presi in ostaggio dallo spaventatissimo signorino Pierce, il quale pare avere il sacro terrore di gentaglia non meglio identificata che, a suo dire, sarebbe pronta ad assaltare la sua casetta e fare la pelle a tutti gli occupanti in essa presenti. Ben presto il folle delirio del lercio e barbuto Michael Myers di turno si dimostra ben più che reale quando i lochi figuri costumati iniziano a bussare alla porta, pronti a un’ennesima caccia domestica dagli esiti scontati.

Poca originalità. Poca verve. Poco ritmo. E, soprattutto, davvero poca passione. Comunque lo si voglia rigirare, Don’t Let Them In appare ammantato da una diffusa e desolata pochezza, tanto nella forma quanto nei contenuti. Inserendosi nel solco degli slasher classici e contaminandosi con raffazzonati richiami che provengono un po’ da You’re Next e parecchio dall’inflazionatissima saga mascherata di The Purge, la rachitica creatura di Dunkin ne vien fuori con una cera per nulla smagliante, zoppicando vistosamente su di una sequela di stantii cliché del genere e, come se non bastasse, sbandando al soffio impetuoso di un’estetica poco più che mediocre. Il nostro caro regista ce la mette davvero tutta, bisogna ben riconoscerglielo, per tentare di dare un minimo di spessore ai tre poveri cristi che popolano le sue magrissime inquadrature, ricorrendo a stratagemmi di ogni sorta per offrire quel minimo sindacale di approfondimento psicologico in grado di rendere i propri personaggi leggermente più corposi di semplici marionette di pezza a favore di obiettivo. Però va anche detto che la scelta di far virare il loffissimo assalto casalingo verso gli accidentati terreni dell’esoterismo, con tanto di setta incappucciata impegnata negli immancabili riti sacrificali al sapor di carne umana, appare l’ennesima scelta infelice all’interno di un’opera altrettanto infelice che non mancherà certo di lasciare alquanto infelici i poveri spettatori. Perché, se è vero che non c’è nulla di peggio di un brutto film, è altrettanto vero che un film inutile non è certo il miglior tonico per iniziare bene la giornata.