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La bella e la bestia

2014
Titolo Originale:
La belle & la bête
REGIA:
Christophe Gans
CAST:
Léa Seydoux (Belle)
Vincent Cassel (La bestia)
André Dussollier (Padre)

Il nostro giudizio

La bella e la bestia è un film del 2014, diretto da Christophe Gans.

C’è stato un tempo in cui il nome di Christophe Gans sembrava essere una delle poche speranze di salvezza per certo cinema europeo: era il 2001, e l’uscita del suo secondo lungometraggio, Il patto dei lupi, diede il via a una sorta di seconda giovinezza del cinema di genere francese. Questo ex critico militante (fondatore della rivista Starfix), appassionato di Mario Bava e Dario Argento al punto da realizzare un cortometraggio chiamato Silver Blame (Bava d’argento, appunto), riuscì nell’impresa di realizzare un blockbuster transalpino campione di incassi in patria; un pastiche che guardava tanto al cinema di Hong Kong (il montatore David Wu era lo stesso, tra gli altri, di John Woo) quanto ai lavori dei nostri artigiani come Riccardo Freda e Antonio Margheriti.

Un personaggio più che interessante, quindi, che aveva esordito direttamente nell’horror più truce e visionario (il collettivo Necronomicon, da Lovecraft) e nel cinecomix violento (Crying Freeman, dall’omonimo manga). Poi, dopo una lunga serie di progetti abortiti (il più interessante dei quali rimane tutt’ora Bob Morane, da un classico della bande dessinée francese), arrivò l’annuncio inaspettato che lo vedeva dietro la macchina da presa per l’adattamento del celebre videogioco Silent Hill, su sceneggiatura nientemeno che di Roger Avary. Un film che ha fatto la gioia dei videogiocatori incalliti, i quali si sono visti riportare fedelmente su grande schermo le atmosfere da loro predilette, ma che ha scontentato tutti gli altri, a causa di un impianto visivo indubbiamente professionale ma allo stesso tempo freddo e di plastica, lontanissimo dalle ambientazioni gotiche del suo film precedente.

Era il 2006, e di Gans si persero nuovamente le tracce, così come si ripeterono gli annunci di nuove regie poi puntualmente abbandonate per strada (Onimusha?). A sette anni di distanza, però, il ritorno: il 12 febbraio, dopo la sua presentazione fuori concorso alla 64a edizione del festival di Berlino, uscirà nelle sale francesi (e dal 27 anche in Italia) La bella e la bestia, ennesimo adattamento della fiaba resa celebre dalla versione di Madame de Villeneuve, proprio in un momento in cui questa storia sembra essere divenuta oggetto delle attenzioni di Hollywood. Oltre al già completato film di Gans (che comunque batterà sul tempo qualsiasi concorrenza), infatti, anche la Disney pareva interessata all’argomento, nonostante il suo già annunciato live action The Beast sembri ormai essere arenato in fase di stallo. Per non parlare del più volte annunciato e puntualmente rinviato progetto di Guillermo Del Toro per la Warner Bros, con Emma Watson come protagonista.

Girato a Berlino negli studi Babelsberg (gli stessi di Metropolis), La bella e la bestia targato Christophe Gans avrà come protagonisti Vincent Cassel e Léa Seydoux, quest’ultima lanciatissima dopo il trionfo a Cannes di La vita di Adèle. Rispetto ai lavori precedenti di Gans La bella e la bestia è un film più accessibile anche se non mancano atmosfere lugubri che il visionario regista porta all’estremo soprattutto nell’affascinante finale (reminiscente delle visioni apocalittiche di Silent Hill), quando la natura, grazie ai notevoli effetti speciali, si anima vendicandosi terribilmente contro l’avido lestofante interpretato da Eduardo Noriega e i suoi scagnozzi. La bella e la bestia di Gans non è un rifacimento del capolavoro di Cocteau, piuttosto un nuovo adattamento del romanzo che si sofferma su tutti quegli aspetti che il film del 1946 (che al contrario si rifaceva al libello di Jeanne-Marie Le prince de Beaumont) non prendeva in considerazione. C

osì se gran parte della prima metà del film di Gans si concentra sulla figura del mercante (André Dussollier) raccontandone le sventure che lo portano al fallimento, il fulcro della narrazione è tutto focalizzato sul personaggio di Bella e sul mutamento delle sue emozioni, differentemente dalla versione di Cocteau che prediligeva il ruolo della Bestia e la sua solitudine. Anche la maledizione che pesa sul principe tramutato in creatura leonesca in Cocteau era solo accennata, mentre Gans costruisce tutto un subplot parallelo per spiegarne le ragioni. Non è un film perfetto, La bella e la bestia, e qualcuno potrà obiettare la scelta del regista di spostarsi in territori più per famiglie. Eppure il tocco di Gans c’è e si sente e in alcuni momenti si vola alto. Bentornato Christophe.