Featured Image

L’autista

2017
Titolo Originale:
Wheelman
REGIA:
Jeremy Rush
CAST:
Frank Grillo (autista)
Caitlin Carmichael (Katie)
Garret Dillahunt (Clayton)

Il nostro giudizio

Wheelman è un film del 2017, diretto da Jeremy Rush

Se nel cinema di genere contemporaneo le donne di certo non scarseggiano – si veda il caso esemplare di Atomica bionda e la progenie delle toste eroine post-Nikita –, anche i motori non si fanno desiderare, senza dover necessariamente evocare la roboante saga di Fast & Furious. Ancora una volta è Netflix a far da padrone, confezionando con Wheelman un paradossale e adrenalinico kammerspiel automobilistico, nella forma di un actionthriller quasi interamente ambientato nell’angusto abitacolo di una vettura gettata a folle velocità nel mezzo di intrighi e sparatorie d’ogni sorta. Diretto con evidente maestria e competenza dall’esordiente Jeremy Rush, L’autista racconta della turbolenta nottata vissuta da Wheelman (Frank Grillo), ex galeotto e abile driver su commissione con ex moglie (Wendy Moniz) e figlia (Caitlin Carmichael) a carico, il quale decide di accettare da un misterioso mandante l’incarico di trasportare due criminali sul luogo di una rapina in cui vi è in gioco una grande somma di denaro. Tuttavia, quello che pareva un lavoro facile facile si tramuta ben presto in un incubo allucinante, costringendo Wheelman a intervenire in prima persona nel mezzo di un’imminente guerra fra gang che minaccia da vicino i suoi affetti più cari.

dentro 1

La qualità principale che rende Wheelman un ottimo prodotto d’intrattenimento senza troppe pretese risiede nella sua capacità di pescare a piene mani, con apparente disinvoltura, all’interno di un ricco e variegato mélange di suggestioni e strutture cinematografiche che hanno come punto focale la figura, oramai ben codificata, del guidatore (più o meno criminale) prezzolato, moderno cowboy solitario in groppa al suo destriero cromato a quattro ruote che, per pochi o tanti spiccioli, è disposto a impelagarsi in avventure il cui esito appare spesso incerto e potenzialmente pericoloso. Partendo dal prototipo Driver l’imprendibile di Walter Hill e giungendo dritto sino alle recenti derive pulp-comedy del Baby Driver di Edgar Wright, Rush mette in scena con pregevole gusto estetico un racconto perfettamente equilibrato fra azione e tensione, plasmando la figura di Wheelman su quella dell’antieroe coriaceo e taciturno che fu Ryan Gosling nell’ormai celebre Driver di Refn, fondendo tale matrice con un’avvincente struttura drammaturgica già ottimamente collaudata in Locke, laddove gran parte della meccanica narrativa viene affidata al potere evocativo del fuoricampo, attraverso una fitta rete di conversazioni telefoniche che imperniano l’intera vicenda sulla qualità della performance recitativa in solitaria del protagonista.

dentro 2

Se nello stupefacente Monolith la vettura rappresentava un’ermetica prigione nella quale pareva impossibile entrare, in Wheelman essa diviene, al contrario, gabbia di contenimento da cui difficilmente si riesce a uscire, collocando per gran parte del tempo la macchina da presa nel lunotto posteriore dell’abitacolo a documentare in pianosequenza ciò che accade nel mondo esterno. Con il proprio esordio al lungometraggio Rush riesce straordinariamente a concepire un piccolo gioiellino privo dell’ingombrante peso di una manieristica autorialità da opera prima, puntando tutto sulla forza e la solidità di una sceneggiatura semplice ma ben congeniata e su di una confezione esteticamente impeccabile che rendono L’autista degno di figurare fra le opere più riuscite del recente panorama mainstream.