Featured Image

I corpi presentano tracce di violenza carnale

1973
Titolo Originale:
I corpi presentano tracce di violenza carnale
REGIA:
Sergio Martino
CAST:
Suzy Kendall (Jane)
Tina Aumont (Daniela Anselmi)
Luc Merenda (Roberto)

Il nostro giudizio

I corpi presentano tracce di violenza carnale è un film del 1973, diretto da Sergio Martino.

Sergio Martino, esploratore di numerosi generi, rappresenta una fra le più valide alternative al thriller argentiano: tra i suoi gialli, riveste un ruolo di spicco I corpi presentano tracce di violenza carnale (aka Torso, 1973). Non che agli altri manchi qualcosa, ma Torso ha il merito indiscutibile di essere stato uno tra i primi slasher mondiali – secondo solo Reazione a catena (1971) di Mario Bava – inaugurando il genere prima ancora dei modelli americani di Halloween e Venerdì 13. Sceneggiato dallo specialista Ernesto Gastaldi insieme a Martino, I corpi presentano tracce di violenza carnale unisce brillantemente il classico whodunit con questo nuovo filone, facendoli confluire l’uno nell’altro in modo naturale e appassionante. Ambientato a Perugia, ha come protagoniste due studentesse universitarie, l’americana Jane (Suzy Kendall) e l’italiana Daniela (Tina Aumont), che dopo il brutale omicidio di due compagne, decidono di trasferirsi in una villa isolata insieme a due amiche. Mentre un medico (Luc Merenda) incontrato in città sembra seguire le ragazze, che sospettano invece di un giovane respinto da Daniela, il serial killer le raggiunge in campagna e inizia una mattanza in cui Jane dovrà lottare disperatamente per salvarsi.

Singolare innanzitutto la scelta delle location: nella prima parte, una città dall’atmosfera quasi gotica e mai sfruttata prima nel giallo; nella seconda, un’altra soluzione rivoluzionaria, cioè concentrare buona parte del film in un’ unità di luogo – la villa in campagna – e con un numero ristretto di personaggi. I corpi presentano tracce di violenza carnale è una continua e omogenea fusione di elementi classici e stilemi innovativi destinati a fare scuola: l’incipit coi corpi nudi e le bambole, il trauma infantile che si compone pian piano, la mano guantata, la soggettiva e l’ossessione per il dettaglio ingannatore (in questo caso, un foulard) sono di marca squisitamente argentiana, ma l’assassino ha un nuovo aspetto – niente cappello e impermeabile nero, sostituito da un altrettanto inquietante cappuccio di stoffa bianca che tanto ricorda i successivi Michael Myers e Jason Voorhees (anche se è difficile stabilire un’influenza più o meno diretta). Torso è un film da manuale sia dal punto di vista narrativo che tecnico. Tesissima la coreografia degli omicidi (in particolare la comparsa del killer con la lama rilucente e l’uccisione di Cristina Airoldi nella palude nebbiosa, con la suggestiva fotografia di Eugenio Ferrando), mentre tutta la seconda parte nella villa è costruita con un tasso claustrofobico davvero alto – soprattutto nella lotta “psicologica” fra la Kendall e l’assassino (celeberrima la scena con la ragazza chiusa nella stanza mentre cerca di recuperare la chiave).

Tecnicamente, Martino ci sa fare, e qui lo dimostra appieno, tra fluenti movimenti di macchina, piani-sequenza, zoom e fuori-fuoco di baviana memoria e frenetiche soggettive tipo la corsa della Airoldi nel bosco. Come in ogni buon thriller, non può mancare una componente erotica particolarmente morbosa: varie starlette come la Airoldi, Patrizia Adiutori, Angela Covello e Carla Brait si mostrano spesso senza veli – compresa una scena lesbo fra la Covello e la Brait. Crudo e sanguinario senza mai scadere nel gratuito, I corpi presentano tracce di violenza carnale mostra ferite e occhi deorbitati per poi raggiungere l’apice della ferocia quando l’assassino fa a pezzi con un seghetto le sue vittime – non che si veda più di tanto, ma il raccapriccio e la perversione sono assicurati. Il comparto tecnico (in particolare Eugenio Alabiso al montaggio e le musiche dei fratelli De Angelis) è al servizio di una regia solidissima e difficilmente ripetibile a questi livelli, anche dallo stesso Martino.