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Black sea

2014
Titolo Originale:
Black Sea
REGIA:
Kevin Macdonald
CAST:
Jude Law (Capitano Robinson)
Ben Mendelsohn (Fraser)
Grigoriy Dobrygin (Mrozov)

Il nostro giudizio

Black Sea: l’action movie di Kevin Macdonald con protagonista un machissimo Jude Law.

Ed eccolo lì, l’action che non ti aspetti più. Rinchiusa in un sottomarino, una sporca dozzina formata da russi, scozzesi e americani incazzati col mondo, cerca un tesoro nazista nelle profondità del Mar Nero. Sono dei reietti, mal digeriti dalla crisi finanziaria, ex lavoratori dal braccio (e gomito) pesante che si sentono messi da parte. Marinai reclutati per far riemergere una verità del passato, mettendo così in luce tutti gli orrori dell’oggi. In quel maledetto sottomarino ci sono milioni di sterline in lingotti d’oro, il pagamento richiesto da Hitler a Stalin per non invadere la Russia.

È ora di andarlo a prendere, ma il conflitto georgiano impedisce il recupero ufficiale per ragioni di territorialità, e allora non resta che partire all’avventura, guidati dal Capitano Robinson (!?!), ingiustamente licenziato dopo 15 anni di onesto lavoro senza contratto. Sarà lui, un rude e machissimo Jude Law, ad assumere la ciurma, finanziato da un privato, per andare incontro ai pericoli delle profondità marine… e umane. Black Sea nasce dalla voglia del regista Kevin Macdonald (di solito più a suo agio con il documentario, vedi La morte sospesa, Marley) di scavare in quelle profondità per esplorare «ciò che la costante minaccia del pericolo causa alla psiche».

Ne parlò con il produttore Charles Steel e quindi con lo sceneggiatore Dennis Kelley (quello del serial cult Utopia) al debutto cinematografico. Immaginiamo che le parole maschio, machismo, sporco, cattivo siano state pronunciate più volte. Ed era ora di ritrovare un drappello di maledetti working class men alla deriva e in balia di avidità e sopravvivenza. La caccia al tesoro, infatti, viene sconquassata dal proverbiale incidente che mette tutti in pericolo. Da simbolo della possibile rivincita della classe lavoratrice, il sottomarino diventa un luogo di morte, dove gli uomini involvono, passando prima per la Guerra Fredda con una calda battaglia tra russi e anglosassoni, e poi scivolando sempre di più verso il bisogno primario di salvarsi la pelle, meglio se con più oro in saccoccia. Purtroppo la linearità della trama, già pluri-sentita e per questo piacevolmente consolatoria, è sporcata dalla backstory del capitano, ex marito e padre mancato, e dal personaggio del ragazzino che ci condurrà al (per noi) mieloso finale.

Un peccato, perché la regia asciutta e ossessiva di Kevin Macdonald sembra uscita da quei bei film di una volta, in cui gli uomini erano uomini e non si andava tanto per il sottile.