The Young Pope

Le prime due puntate

The Young Pope di Sorrentino: le prime due puntate

Ma che gli vuoi dire a Sorrentino? Lo puoi accusare di strafare, di essere un marchio di fabbrica, di rimettere in scena lo stesso format consolidato a cui le storie raccontate si devono adattare. Gli si deve però riconoscere uno sguardo autoriale unico, spavaldo, audace e totalmente personale. Quanti possono vantarlo? Volente o nolente, sorrentinista o non, funziona ed emoziona. La sua visione del mondo è esagerata, spiazzante e melan-comica, si adatta per bene, ora, anche alla tv. Alla Mostra di Venezia, fuori concorso, è stata presentata l’attesa nuova serie The Young Pope, ideata e diretta da Paolo Sorrentino, con Jude Law, Silvio Orlando, Diane Keaton e un cast internazionale in stato di grazia. Coproduzione Sky, Hbo, Canal+ (alias il meglio della televisione contemporanea), formata da 10 puntate, in onda in 5 Paesi e in Italia su Sky Atlantic dal 21 ottobre. La serie immagina i primi giorni del pontificato di Lenny Belardo, il primo papa statunitense della storia con il nome di Pio XIII. Lenny è giovane, bello, fumatore ed enigmatico. La sua elezione, si presume, è un compromesso politico che nasconde numerose incognite. Che tipo di pontificato si preannuncia? Come si adatterà il giovane papa al suo nuovo ruolo?

Il Vaticano è luogo perfetto per raccontare il mondo sospeso e onirico (per banalizzare con due aggettivi) di Paolo Sorrentino, tanto da scatenare la sua virtuosa fantasia. In confronto al suo cinema recente, la storia risulta ben più narrativa e “comprensibile” (come l’ha definita lo stesso autore), proprio per andare incontro al formato lungo della serie e alle necessità televisive. Eppure non lesina in voli pindarici, sogni, flussi di coscienza, twist, ma anche in Venezia (l’immagine iniziale è da applausi), partite di calcio (con suore) e animali esotici (qui un canguro). I primi due episodi, perfettamente con incipit e finale circolari e speculari, introducono personaggi, back story e conflitti che si svilupperanno nei successivi 8 appuntamenti. La tensione emotiva interna alla storia funziona esternamente nel creare attese e sorprese nell’occhio di chi guarda. Ovvero, quella che una serie deve fare. La sensazione è che ogni episodio si aprirà su “una sorrentinata” per poi restare più fedele a una messa in scena virtuosistica, ma più tradizionale.

Si ride molto, con uno humour grottesco, sagace e ironico, ma ci si spaventa nello specchiarsi in questi animi plurimi e feriti. Perché volente o nolente, sorrentinista o non, qui il format dell’autore si mette al servizio di una messa in scena televisivamente efficace e indubbiamente affascinante. Chi è davvero questo papa? Come userà il suo nuovo potere? Cosa desidera veramente? Centrali saranno il suo antico rapporto con Suor Mary (Diane Keaton) che lo ha cresciuto in orfanotrofio e lo considera il “suo santo”, e quello con il Cardinal Voiello (un Silvio Orlando da standing ovation, da ascoltare rigorosamente in lingua originale), il vero burattinaio del Vaticano, qui spiazzato dalla consapevolezza e dalle scelte autonome di Pio XIII. A contorno numerosi personaggi il cui peso si farà sicuramente sentire nelle puntate successive. A naso la serie piacerà più all’estero che in Italia, ma sarà impossibile non entri nel dibattito pubblico, esattamente come già accaduto a Gomorra. Un altro bel colpo per Sky e un fiore all’occhiello, vada come vada, per la nuova (o forse ormai dovremmo dire classica) tv d’autore.