Vittorio Salerno, un addio silenzioso

Ricordando il regista di No! Il caso è felicemente risolto
Featured Image

Ho appreso la notizia della morte di Vittorio Salerno in modo improvviso e inaspettato, tramite Davide Pulici. Troppe volte si commemora (io incluso) la dipartita di un attore o regista con frasi di circostanza, ma stavolta è diverso, visto il rapporto di affetto e stima reciproca che si era creato fra me e Vittorio e che era sfociato nella pubblicazione di un libro, la bio-intervista Professione regista e scrittore.

Amarezza duplice nel constatare che la scomparsa di Vittorio è passata sotto silenzio: sul web non c’è traccia della notizia, su Facebook tutto tace, forse perché in tanti vive ancora il maledetto pregiudizio circa i registi di serie A e di serie B. Vittorio Salerno, un addio silenzioso perché se n’è andato in silenzio, senza clamore mediatico, e mi piace pensare che, in fondo, lui avrebbe voluto così, coerentemente con lo stile con cui ha sempre vissuto e lavorato. Persona di grande valore e cultura, e regista di tutto rispetto, è stato un protagonista “silenzioso”: lontano dalle luci della ribalta, con quattro film diretti e varie sceneggiature all’attivo, ha dato però un contribuito significativo agli anni d’oro del cinema italiano (’60 e ’70), lavorando spesso nelle retrovie con una lunga gavetta prima di esordire alla regia. Pochi film, ma che lasciano il segno (almeno tre dei suoi quattro): Libido, co-diretto con Ernesto Gastaldi, il primo vero thriller italiano, due noir d’impegno civile – Fango bollente e No! Il caso è felicemente risolto – oltre a Notturno con grida, tardo ma interessante tentativo di rinverdire i fasti del thriller. Opere importanti per il nostro cinema, ma che solo in tempi relativamente recenti sono state riconosciute come tali e distribuite in homevideo (destino comune a molti film italiani di quegli anni): giusto pochi mesi fa è uscito per la label tedesca Camera Obscura No! Il caso è felicemente risolto in DVD e Blu-ray, in versione restaurata e col finale voluto dal regista, contenente negli extra quella che sarebbe stata la sua ultima intervista. In precedenza, era stato proprio il sottoscritto a realizzare quello che è – senza presunzione di merito – il più lungo testamento scritto delle sue memorie.

Ho conosciuto Vittorio Salerno in modo casuale e incredibile, all’inizio del 2012: dopo aver recensito su un magazine online Fango bollente, in calce all’articolo trovai un commento entusiasta scritto proprio dal regista. Lo stupore e la gioia furono immensi e, superata l’incredulità iniziale, entrai in contatto con lui, prima via mail poi telefonicamente. L’imbarazzo durò poco, perché Vittorio si dimostrò subito molto affabile e cordiale (“David” mi chiamava, con tono quasi paterno), e aveva una stima così grande di me e dei miei scritti che sinceramente non sapevo – e non so tutt’ora – se meritarmi. Mi propose di scrivere un libro con lui sotto forma di intervista, e accettai di buon grado. Il mio grande rammarico è di non essere mai riuscito a incontrarlo di persona: ci furono due occasioni – un Festival cinematografico a Bergamo e la presentazione del libro al CSC di Roma – ma per vari motivi nessuno dei due riuscì a raggiungere l’altro. Ad ogni modo, lavorammo benissimo anche a distanza, e quell’intervista rimane tuttora qualcosa di prezioso, per me e mi auguro anche per la cultura cinematografica.

L’impressione che Vittorio Salerno mi ha lasciato è sempre stata quella di un uomo in cui vita e cinema erano intrecciate in modo indissolubile; dalle sue parole traspariva un grande entusiasmo, ma anche un senso di tristezza. Forse per le numerose difficoltà che ha dovuto affrontare nella sua carriera: vicissitudine produttive (in primis, l’enorme dispiacere per la mancata regia di Stradivari), lo scotto di essere catalogato come il “fratello minore” del più celebre Enrico Maria Salerno, incomprensioni della critica e progetti mai realizzati. Paradossalmente, le più grandi soddisfazioni sono arrivate negli ultimi anni di vita: la riscoperta dei suoi film, il nostro libro, che lui considerava una rivalutazione del lavoro di una vita, la distribuzione del Caso risolto. La medesima label ha annunciato la futura pubblicazione anche di Fango bollente (finora massacrato dalla censura) in versione restaurata e integrale, edizione che purtroppo Vittorio non ha fatto in tempo a vedere. Oltre ai suoi film, mi rimane un dono prezioso che mi ha spedito molto tempo fa: i suoi libri su cui ha studiato il cinema.