Violent Florence

La vendetta è un piatto che si serve freddo
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Se avete una decina di minuti della vostra vita da spendere guardando un cortometraggio. Se non siete animalisti talebani. Se sapete che cosa era Alfred Hitchcock racconta e se ne apprezzavate gli incredibili colpi di coda finali che ribaltavano in un battibaleno tutto quello che fino a quel momento sembrava chiaro, bene, allora è possibile che troviate il corto di Violent Florence un lavoro persino geniale, fermo restando che la situazione messa in scena non può non risultare fastidiosa agli occhi e per i sensi di chiunque. Commento tipico: «My God, che roba malata!». Il regista di questi dodici minuti – diretti in maniera molto calligrafica, questo va detto – si chiama Jaime Snyder e sostiene di non avere girato, come invece molti lo etichettano, un cortometraggio horror. Preferisce parlare di una commedia molto dry e molto dark. Si tratta di un corto che ha fatto il giro di moltissimi festival e le reazioni che suscitava immancabilmente alla proiezione andavano da gente che si alzava e se ne andava dopo pochi minuti a persone che cominciavano a ridere istericamente quando il gioco della protagonista Charly Thor e del gatto nero che si è portata a casa raccattandolo in un parcheggio, cominciava a farsi pesante. Molto pesante. Vi proponiamo il corto senza aggiungere altro oppure dicendo salomonicamente che anche a noi Violent Florence ha affascinato e disturbato in eguale misura. E ripetiamo il warning dell’inizio: se trovate accettabili solo i filmati dei gatti che ballano o che suonano il pianoforte nei video sui social, non guardate Violent Florence