The Hateful Eight: parla Tarantino

Ieri la conferenza stampa del film
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“Serata di gala” nel mitico Teatro 5 di Cinecittà. Ieri sera, 28 gennaio, anteprima italiana di The Hateful Eight, l’ attesissimo film di Quentin Tarantino. Per l’occasione il regista due volte premio Oscar è sbarcato a Roma, incontrando nel pomeriggio la stampa al fianco del neo vincitore del Golden Globe, del Critic’s Choice Award e candidato all’Oscar per la colonna sonora del film Ennio Morricone, insieme ai due interpreti Kurt Russell e Michael Madsen. Opera eterogenea, distruttiva ed altamente visionaria. Per approfondire al meglio l’ultima “fatica” di Quentin Tarantino vi riportiamo un’ estratto della conferenza stampa tenutasi stamane a Roma.

Può essere considerato The Hateful Eight un giallo da camera !?
Tendenzialmente, mi faccio trascinare da un genere, ma è vero che non riuscirò mai a girare tutti i film che vorrei girare. Così condenso, mettendone cinque all’interno di uno. In quanto cinefilo, cavalco quei film che sono vicini l’uno con l’altro, dando così al pubblico la possibilità di vedere più pellicole pagando un biglietto unico. Questo riesco a farlo perché mi considero un buon giocoliere tra i generi. Sulla metodologia, invece, c’è un po’ di tutto. A volte è pianificato, altre mi lascio trascinare, trasportare, da quello che è la storia… Quando ho iniziato a girare The Hateful Eight ero cosciente di voler fare un western che fosse anche un giallo alla Agatha Christie, ma è stato solo alla fine, al montaggio, che mi son reso conto di aver realizzato anche un horror. Ciò mi allieta non poco.

Jennifer Jason Leigh unica protagonista al femminile. Deturpata dentro e fuori. Come mai questa scelta!?
Il forte accanimento nei suoi confronti dipende proprio dall’atteggiamento del boia, che con tutti i suoi prigionieri utilizza lo stesso comportamento. Restio nel non voler cambiare la sua metodologia, anche per una donna. Avrei potuto benissimo scegliere un uomo, come prigioniero, ma l’idea di avere una donna, in modo da complicare la visione del film nei confronti dello stesso spettatore, mi intrigava.

Credi sia possibile omologare The Hateful Eight come film politico?
Quando mi sono messo a sceneggiarlo non era un film politico. Lo è diventato. Soltanto quando i personaggi hanno iniziato a dialogare e a discutere della vita post-Guerra d’Indipendenza mi son reso conto quanto fosse contemporaneo, specchiandosi nell’attuale situazione tra repubblicani e democratici, cosa poi fortificata con lo sviluppo narrativo.