Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…

Con l’uscita di Il risveglio della Forza, cogliamo l’occasione per rivisitare la saga fantascientifica più famosa di tutti i tempi…
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Quando ci si riferisce a una “saga cinematografica”, soprattutto per chi è nato prima della fine degli anni Settanta, il pensiero vola immediatamente a Guerre Stellari. Si focalizza e si condensa intorno a tre pellicole che, a partire dal 1977 fino al 1983, rivoluzionarono molti aspetti non solo del cinema, ma anche della passione collettiva per la fantascienza e per il fantasy. L’idea di una storia avvincente e articolata che oltrepassasse il tacito limite di doversi sviluppare e concludere all’interno di un solo film, ma destinata invece a viaggiare per sei lunghi anni attraverso tre capitoli densi e immaginifici, che innovò il modo di fare cinema e aprì la strada a successive sperimentazioni di quel tipo. Ma non solo. Tenere sospese le aspettative, le fantasie e le speranze dei fan per un periodo così lungo non solo era molto rischioso, ma poteva uccidere la geniale follia che permeava ogni minuto di tutte le pellicole targate Star Wars.

Eppure, come scopriremo, Guerre Stellari aveva tutte le carte in regole per frantumare ogni tabù che il cinema di fantascienza (e fantasy) si era imposto fino a quel momento. A partire dal sogno di un giovane regista poco più che trentenne, George Lucas, armato di un entusiasmo incredibile, con molte idee maturate leggendo fumetti e sognando a occhi aperti, di sana incoscienza e di una lungimiranza fuori dal comune, si creò qualcosa di unico e irripetibile. Un regista ambizioso, appunto, che reduce da delusioni professionali e in corso di maturazione all’interno di una Hollywood popolata da personalità come Steven Spielberg e Brian De Palma, non si tirò mai indietro anche quando il gioco si faceva veramente duro. Aveva un obiettivo. Voleva creare qualcosa. Qualcosa capace di cancellare completamente il senso di tempo e spazio, e in grado di guadagnarsi l’immortalità creando un universo pulsante, vivo e con il rarissimo pregio di autoalimentarsi, anno dopo anno dopo anno. Qualcosa con molteplici livelli di lettura e quindi tale da poterci accompagnare attraverso lo scorrere del tempo: incantandoci come bambini, esaltandoci come adolescenti in cerca di un posto nel mondo, commuovendoci come genitori che vivono l’affetto di un padre per il figlio e che capiscono il senso della redenzione attraverso l’amore.

Ma di nuovo, non solo. Una fusione folle e consapevole, derivata da uno stato di grazia assolutamente inedito fino a quel momento, di passato e futuro. Di tecnologia e religione, di scienza e misticismo. Strumenti così potenti da non temere, uniti tutti insieme, la sfida del tempo. Non è facile spiegare che cosa Guerre Stellari sia stato capace di scatenare, soprattutto nella cultura americana (ma non solo). È diventato un solido riferimento culturale al quale attingere se si vuole citare qualcosa che tutti conoscono. Anche a distanza di decenni, film, fumetti, persino romanzi insospettabili, sono farciti di riferimenti a Cavalieri Jedi o Sith. Da quei tre film dei lontani anni Settanta e Ottanta hanno preso vita, in una frenesia tentacolare del tutto irripetibile, grandi e piccoli gioielli creativi che a modo loro non facevano altro che omaggiare il cambiamento che Star Wars ha significato. Un fenomeno, a tutti gli effetti. Di costume e culturale, al punto da ispirare (in tutte le cose c’è un Lato Oscuro) la nascita di nuove religioni mistiche (in Italia abbiamo il Culto della Forza). Anche una macchina da soldi, se vogliamo essere onesti, che dal suo primo successo inatteso ha tramutato in oro ogni cosa ne sia entrata a far parte, fosse essa di pregio o semplicemente un omaggio un po’ spuntato alla grande magia.

Una magia, appunto, forse irripetibile per il momento storico in cui è nata. Quando la tecnologia non era in grado di realizzare tutti i sogni di una mente visionaria come quella di Lucas, ma che forse, proprio per questo, ha costretto il creatore di Star Wars a contagiarci con i sogni di un giovane uomo visti attraverso i nostri stessi occhi. Ne ha imbrigliato un’eccessiva passione per la tecnica e la tecnologia (molto evidente nei suoi lavori di fine e inizio Millennio) e lo ha costretto a continuare a sognare, come quando da ragazzino sfogliava fumetti di fantascienza. Per creare, poi, una magia che è diventata davvero infinita.