Steve Reeves alias Ercole

The Man, The Myth
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«Ha trascinato afferrandola per i paraurti la sua autovettura dopo avere avuto un incidente per le strade di Roma sino ad arrivare al più vicino meccanico. Ha sollevato, con la punta delle dita, un bilanciere di 200 chili. Ha sollevato, con la sola forza dei denti, George Eiferman, il proprio compagno di allenamento». Bastano queste diffuse voci di popolo per capire quanto Steve Reeves negli anni ‘50 fosse un vero e proprio mito. Nato il 21 gennaio 1926 nel Montana e morto in California il primo maggio 2000 per complicazioni dovute a un linfoma, il culturista Steve Reeves a soli 23 anni è già Mister Universo. La sua primogenitura nel peplum nostrano non è casuale (è protagonista di Le fatiche di Ercole ed Ercole e la regina di Lidia, i film che aprono il genere in Italia): quando nel ‘57 Reeves arriva a Roma, è convocato da Federico Teti della Oscar Film e Lionello Santi della Galatea, segno che la sua fama travalica l’oceano, più quella di atleta, però, che quella di attore: negli Usa aveva preso parte infatti, nel ’54, solo a un film musicale Athena, più un serial (Kimbar) e un ruolo in teatro (Sansone) in The Vamp. Dunque, barbetta erculea e via, Steve è Ercole sul grande schermo italiano (persino accanto a Primo Carnera) e lancia la moda (allora inesistente) del culturismo: nascono le riviste specializzate, le prime palestre. Le fatiche di Ercole è un successo senza precedenti, da noi, ma soprattutto negli Usa dove il produttore Joseph E. Levine si assicura i diritti del film per 120mila dollari (di allora), incassandone 18 milioni.

Ovvio che i Reeves italici comincino a proliferare, ed ecco venir fuori Umberto Devetak, Tullio Ricciardi, Franco Fassi, Pietro Torrisi, Ruggero Trampellini, Renato Bertagna, Renato Rossini, Davide Vigini. Steve si innamora di un’italiana, Marisa Cucchi ma poi si fidanza con Aline Czartyarwicz che sposerà sei anni dopo a Lucerna. Rifiuta le proposte di Cottafavi perché non vuole fossilizzarsi nel ruolo di Ercole, accettando solo un’offerta di Campogalliani per Il terrore dei barbari. Meglio passare a Sandokan (con Lenzi), ma che errore rifiutare Sergio Leone quando lo chiama in Per un pugno di dollari, mettendosi invece a produrre Vivo per la tua morte (un mezzo fiasco) diretto da Camillo Bazzoni! Siamo nel 1968: Steve ha 42 anni e decide che è meglio pensionarsi. Torna negli Usa e anni dopo (’81) allena Bo Derek in Tarzan l’uomo scimmia, la moglie muore per un tumore, lui torna in Italia nel 1989 ospite, con Gordon Mitchell, dell’assai poco considerato Festival del Cinema Sportivo di Torino, ma poi se ne torna nel suo ranch di Valley Center dove si risposa con Deborah Engelhorn. Chi scrive gli telefonò al ranch quando lui aveva già 72 anni: «Mi alzo tutte le mattine alle 5, passeggio con un peso in mano e passo un’altra ora in palestra, poi in piscina, infine cavalli e agricoltura». Ercole non mollava. Mai.