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X-Files – Stagione 11

2018
Titolo Originale:
X-Files
REGIA:
Chris Carter, James Wong, Holly Dale, Glen Morgan, Carol Banker, Darin Morgan, Kevin Hooks,
CAST:
David Duchovny (Fox Mulder)
Gillian Anderson (Dana Scully)
Mitch Pileggi (Walter Skinner)

Il nostro giudizio

X- Files – Stagione 11 è  una serie TV del 2018, creata da Chris Carter.

Chi non conosce X-Files alzi la mano. Chi non si è lasciato affascinare almeno una volta nella vita dalle strampalate ma convincenti e real-politikesi teorie di Fox Mulder (David Duchovny) faccia un passo avanti. Vediamo poche mani alzate e nessuno fuori dal proprio posto perché la realtà dei fatti è questa: X-Files ha rappresentato una rivoluzione culturale epocale e il suo ritorno, a due anni dalla precedente stagione, è uno dei più attesi. Questa undicesima stagione riparte da dove Chris Carter ci aveva lasciato ma nel farlo si concede un piccolo e astuto passo di lato. La fine del mondo per mano del letale virus Spartan, con Fox Mulder in fin di vita e gli alieni a un passo dalla Terra è in realtà una visione di Dana Scully (Gillian Anderson), una premonizione che ha a che fare con il figlio William (Miles Robbins)  e con i poteri dai lui sviluppati nei diciassette anni di vita lontano dall’FBI, dai genitori e dall’uomo che fuma.Perciò palla al centro per merito (o per colpa) di un primo episodio (My Struggle III) che è la terza parte di quanto avviato nella stagione precendente. Chris Carter riprende la corsa iniziata a febbraio 2016 e la riprende con lo stesso ritmo forsennato, confezionando un avvio di serie che destabilizza per la superficialità con la quale inonda il pubblico di informazioni. X-Files ci aveva abituati a piccole rivelazioni innestate in casi apparentemente sconnessi tra loro ma qui e ora tutto viaggia a tripla velocità. C’è una nuova stagione da mandare avanti e per non lasciare gli appassionati a bocca asciutta, ci sono risposte da dare. Poche, maledette e subito.

Dal secondo episodio si torna alla normalità ed è in questa zona di comfort che X-Files 11 riesce a dare il suo meglio confermando quello che gli appassionati del complotto avevano già capito al termine della stagione precedente: c’è ancora bisogno degli X-Files. Ci sono ancora misteri da risolvere, enigmi da rivelare, e domande a cui la scienza canonica non sa rispondere. Carter continua la sperimentazione avviata nella stagione passata rendendo, di fatto, questa undicesima serie una continuazione della precedente. Messa momentaneamente in congelatore la complessa faccenda di William, tra gli X-Files c’è tempo e modo di contaminare. Carter non è rimasto con le mani in mano, ha guardato tanta tivù e ha assimilato le cose che hanno funzionato nel mondo seriale nei lustri di pausa prima del ritorno televisivo di Mulder e Scully. Flirta con Black Mirror, strizza l’occhio ad American Horror Story, alza l’asticella di alcuni comparti e contamina dove e quando può. Esempi lampanti di queste coraggiose novità sono gli episodi Caccia alla Streghe e IA. Paradossalmente le cose che funzionano meglio in questa undicesima stagione sono proprio queste: le puntate alleggerite dal complesso intrico complottista hanno un bel colore e dimostrano che nonostante tutto, nonostante i social, le fake news, wikileaks e compagnia cantante c’è ancora spazio per il mistero. Per un sano, sanguigno, mistico, ironico e sarcastico mistero.

Ma Carter sa di dover anche saldare un conto importante. Riprende la Sottotrama (con la S maiuscola) di William, dell’uomo che fuma, del Consorzio e di tutto ciò che ci sta in mezzo e lo fa in due momenti: nel bel Ghouli, quinto episodio e in My Struggle IV, decimo episodio e finale di stagione. E qui, come accennato, l’impianto scricchiola parecchio. Mulder e Scully, così come buona parte degli altri comprimari, si trovano impantanati in qualcosa che deve succedere a tutti i costi. Se durante la stagione il rapporto tra Fox e Dana si è sviluppato in modo interessante superando l’irrisolvibile tensione erotica che da sempre lo contraddistingueva, qui i due fanno un passo indietro concettuale. Carter aveva cercato di farci intuire questo cambiamento anche negli altri episodi ma tutto è troppo rapido. Mulder e Scully diventano semplici esseri umani intrappolati da una visione troppo manichea della vita: maternità e paternità, la famiglia, l’amore per il figlio vincono su qualunque altra cosa costringendo i due a una metamorfosi alla quale non eravamo pronti. Smettono di essere l’anima degli X-Files e diventano ‘solo’ un uomo e una donna. Chris Carter è sufficientemente navigato da non aver cacciato sé stesso e la serie in un vicolo cieco narrativo e si è tenuto almeno una mano libera per un possibile futuro ma ha sacrificato parte della purezza della serie con un duplice obiettivo. Da un lato capire se il mondo di oggi ha ancora bisogno degli X-Files (la risposta è sì). Dall’altro noleggiare una vettura dai vetri oscurati che portasse Mulder e Scully lungo il loro personale viale del tramonto verso un pensionamento anticipato.
Si poteva evitare? Forse. O forse no. Ma qualunque cosa verrà poi, sarà diversa da quello che conoscevamo.