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Wyrmwood – Road of the Dead

2014
Titolo Originale:
Road of the Dead
REGIA:
Kiah Roache-Turner
CAST:
Jay Gallagher (Barry)
Bianca Bradey (Brooke)
Leon Burchill (Benny)

Il nostro giudizio

Wyrmwood: Road of the Dead è un film del 2014, diretto da Kiah Roache-Turner

Ozploitation da manuale: pochi soldi, buone idee, ritmo frenetico, e il paesaggio, il bush, che ha il comprimariato con gli attori. La tagline riassume meglio di qualunque sinossi dettagliata di osa si tratta: “Quando Dawn of the Dead incontra Mad Max”. Scoppiata la solita epidemia zombificatrice, che lascia immuni dal contagio solo coloro che possiedono un determinato gruppo sanguigno, seguiamo il viaggio attraverso l’orrore di Barry (Jay Gallagher) che resta quasi subito orbato di moglie e figlia. La componente Mad Max sono i mezzi blindati a bordo dei quali i sopravvissuti si muovono zigzagando tra i morti. Che detta così potrebbe sembrare una cosa simile a La terra dei morti viventi, mentre invece no, perché i fratelli Kiah e Tristan che pure sono cresciuti nel mito degli horror romeriani, dei videoclip musicali e di George Miller, hanno sì scritto e realizzato un film a misura delle proprie passioni ancestrali, ma se ne sono poi andati per una loro strada originale. Che ricorda molto di più l’attitudine forsennata di 28 giorni dopo di Danny Boyle, o volendo fare la citazione di cose a noi ben più care, la frenesia ipercinetica degli zombi filippini di Zombi 3. Ma, scrivendo la sceneggiatura, una sera, complice qualche birra in più, Tristan Roache-Turner partorì l’idea folgorante: «E se questi nostri zombi emettessero dei vapori di metano dalla bocca?». Bingo: ecco trovato il modo di alimentare i motori in un mondo dove non c’è più benzina.

dentro 1

Sembra solo un’idiozia fumettistica, a dirla così, ma sullo schermo crea una situazione paradossalmente coerente con tutto il resto del film e che avrebbe potuto benissimo far parte del corredo surreale dello stesso Mad Max: Fury Road. Wyrmwood: Road of the Dead ha come parola d’ordine “esagerare” e questo è tanto più apprezzabile, visti i risultati finali, quanto irrisorio era il budget a disposizione, che è stato evidentemente un incentivo a spingere con la fantasia, anche in modo molto selvaggio, su ciò che era disponibile a buon mercato. Il risultato sono situazioni come quella in cui la sorella del protagonista, Brooke (Bianca Bradey) finisce in una specie di claustrofobico bugigattolo, dove un medico folle si diverte a  compiere esperimenti su poveri zombi incatenati alle pareti o legati su barelle: una sorta di versione in 16° di ciò che era stato messo in scena da Romero nel Giorno degli zombi con il laboratorio del Dottor Frankenstein, ma qui risolto in lunghe, nevrasteniche e disagevoli scene, dove lo scienziato, che si direbbe strafatto, gioca con le sue cavie armato di una siringa, al suono della musica urtante e stridente di uno stereo.

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Il politicamente scorretto è piuttosto la regola del film che non l’eccezione, come testimonia anche il modo in cui il protagonista è costretto a sbarazzarsi dei suoi cari infettati dal virus tramite una pistola spara-chiodi – metodologia inedita nello zombi-movie – o l’uccisione per sbaglio di un compagno di Barry, scambiato per un infetto e colpito da una fucilata, in una sequenza che dimostra benissimo, anche, come il plus valore dell’horror dei Roache-Turner sia un uso serpeggiante e insinuante dell’humour nero. Alla sintesi finale, Wyrmwood: Road of the Dead – realizzato con 160.000 dollari di budget – ha il colore e il sapore di un post-atomico in acido, spartano ma non sparuto, anzi persino elegante nella sua asciuttezza, senza troppe cazzate alla Peter Jackson, e con un look tale da permettergli di andare in società con un certo successo. Ne era stato annunciato, infatti, un sequel che molto probabilmente si trasformerà in una serie televisiva, della quale i fratelli Roache-Turner hanno già approntato un teaser.