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Wrecked

2011
Titolo Originale:
Wrecked
REGIA:
Michael Greenspan
CAST:
Adrien Brody
Caroline Dhavernas e Ryan Robbins

Il nostro giudizio

Nonostante la buona idea iniziale, non tutto funziona in Wrecked, storia di un tizio incastrato in una macchina distrutta, senza neanche ricordare chi sia.

Un uomo si sveglia in fondo ad un burrone, incastrato in un?auto ridotta ad un rottame. Non ricorda nulla di sé, né come è finito in quella situazione. Nel disperato tentativo di salvarsi, schegge di memoria riemergono lentamente, gettando orribili dubbi sul suo passato.

Michael Greenspan viene dal mondo della pubblicità e dai cortometraggi, e si vede. L’idea centrale di Wrecked (“naufrago” non solo nei fatti ma soprattutto nella memoria) è originale, ma non basta a sostenere un’ora e mezza di film. Né la presenza di Adrien Brody – magnetica, estremamente empatica – aiuta a riempire un meccanismo narrativo interessante, ma eccessivamente diluito. I primi venti minuti di film – in cui il protagonista senza nome cerca disperatamente di uscire dall’auto in cui è incastrato – tra inquadrature fuori fuoco, respiri mozzati e “fuck” a profusione esasperano lo spettatore per accumulo. Prigionieri di immagini ripetute all’infinito, tra uno sbadiglio e l’altro imprechiamo e speriamo ardentemente di poterne uscirne tanto quanto il protagonista. Una volta fuori, a far da controcanto all’assolo di Brody arrivano un cane pastore (smarrito come lui nella foresta) e fantasmi che sembrano veri, frutto di deliri da denutrizione e gamba spappolata. Il nostro eroe inizia a strisciare tra gli alberi alla disperata ricerca di tracce di vita umana e quindi di salvezza.

Mangia vermi e beve acqua piovana, trova degli antidolorifici che gli permettono di tirare avanti, fronteggia un puma che vorrebbe averlo per pranzo. Tutto condito da qualche momento giocoso con il cane e da qualche ingenuità – scegliere di bruciare banconote per avviare un falò, a far capire (senza ombra di dubbio) che quando si è soli contro la natura le regole della civiltà saltano miseramente. La sequenza di maggior tensione è forse la caduta in un fiume tortuoso, ma più per motivi extrafilmici (non ci sono controfigure, e Brody rischia seriamente di morire fracassandosi il cranio contro le rocce). Certo, la soluzione dell’enigma sull’identità del protagonista è abbastanza sorprendente, ma arriva dopo troppo tempo speso a errare nella selva oscura, sia essa reale o psichica. Se voleva essere una metafora, l’abbiamo capita fin troppo bene.