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Vita da vampiro

2015
Titolo Originale:
What We Do in the Shadows
REGIA:
Taika Waititi, Jemaine Clement
CAST:
Taika Waititi (Viago)
Jemaine Clement (Vladislav)
Jonathan Brugh (Deacon)

Il nostro giudizio

Vita da vampiro è un film del 2015, diretto da Jemaine Clement e Taika Waititi.

Vampirismo e mockumentary: due elementi che, se presi isolatamente, sono stati ormai sfruttati fino al midollo su grande schermo, portando a una saturazione e alla conseguente mancanza di idee. Tuttavia, unendo i due fattori, il numero di pellicole è assai più esiguo. L’esempio più recente è il neozelandese Vita da vampiro, presentato al Torino Film Festival 2014 e vincitore del premio per la miglior sceneggiatura. Il film è scritto, diretto e interpretato da Jemaine Clement e Taika Waititi, noti in patria per essere stati membri degli ensemble comici So You’re a Man e The Humorbeasts; l’ironia e il coté comedy sono i muri portanti di questi spassosissimi 86 minuti, in cui si fondono perfettamente l’ormai abusata tecnica del finto documentario e la tematica vampirica, dando vita a una pellicola freschissima, con cui si ride – e di gusto – dall’inizio alla fine.

Vita da vampiro è susseguirsi di gag basate su di un plot squisitamente “umano”, che declinato in salsa vampires diventa esilarante: i guai della coabitazione, i tanti problemi quotidiani che derivano dal condividere lo stesso spazio vitale. Tribolazioni in cui chiunque abbia spartito un appartamento con qualcuno può riconoscersi, narrate dal punto di vista di quattro vampiri assai diversi tra loro: Viago (Waititi), timido e compassato dandy del XVIII° secolo, Vladislav (Clement), 800 anni di età e un gusto medievale per la tortura, il rissoso Deacon (Jonathan Brugh) e infine Petyr (Ben Fransham), l’anziano per eccellenza con i suoi 8000 anni, vero e proprio nosferatu che vive in una cripta in cantina. Si parte in quarta con un incipit irresistibile, in cui Viago, davanti alla troupe che riprende la loro quotidianità, dà la sveglia ai suoi coinquilini, il “wakey wakey” delle 18 in punto, tra Deacon che dorme a testa in giù e Vladislav che sta ancora consumando bagordi carnali tra le lenzuola.

Come dichiarato – ovviamente in modo ironico – dagli stessi autori, Vita da vampiro tenta di “dare risposte a quelle domande che nessuno ha il coraggio di porre”: il doversi affidare al giudizio altrui sulle proprie scelte d’abbigliamento, vista l’impossibilità di specchiarsi; che fine fanno i propri vestiti quando ci si trasforma in pipistrelli; come non sporcare il pavimento banchettando su di una vittima e via discorrendo. Il punto forte dell’opera sta nella sua genuinità, nella sincerità di un umorismo contagioso e irriverente, che si fa beffe dell’aura cupa e tremendamente seria dei vampiri stile Anne Rice: dal compìto Viago che copre il pavimento di giornali prima di avventarsi su una fanciulla, a Vladislav che tenta, invano, di ipnotizzare umani che non lo degnano di uno sguardo, fino alle esilaranti “prove vestiario” prima di un’uscita serale, il film è un crescendo di intrattenimento puro, che parte da uno spunto tanto semplice quanto ingegnoso. What We Do in the Shadows, che ha fatto incetta di premi nei festival internazionali, sta riscuotendo consensi pressoché unanimi, a dimostrazione del fatto che l’arma dell’ironia, se ben utilizzata, è sempre la più efficace. Canini affilati e gag irresistibili fanno il resto.