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WAX: We are the X

2015
Titolo Originale:
WAX: We are X
REGIA:
Lorenzo Corvino
CAST:
Gwendolyn Gourvenec (Joelle Bernard)
Davide Paganini (Livio Nesi)
Jacopo Maria Bicocchi (Dario Cervi)

Il nostro giudizio

WAX: We are the X è un film del 2015, diretto da Lorenzo Corvino

Generazione X, questa sconosciuta. Ci si riferisce a coloro che sono nati tra la fine dei Sessanta e l’inizio degli Ottanta, la via di mezzo tra gli splendidi cinquantenni di oggi e i bambini indaco degli anni Novanta e oltre. Fare un film addosso a questa generazione che si inquadra a fatica, che sfugge e che lei stessa non sa da dove arriva e verso dove va – quesiti retorici e teorici perché sappiamo tutti bene di procedere verso un unico buco nero – è stata l’idea dell’esordiente Lorenzo Corvino che è riuscito a estrarre dal cilindro qualcosa di niente male davvero. Mi spingerei persino oltre, nell’elogio, perché mutato quel che c’è da mutare, l’idea, l’esecuzione e una certa allure dell’insieme di WAX: We are the X negli anni Settanta sarebbero stati affare di un Dino Risi o di un Festa Campanile – e non è che succeda spessissimo di avere questa sensazione guardando film di adesso. Cioè, l’opera di Corvino ha dentro, mescolate in maniera molto accorta, il tema rilevante, il dramma, la farsa, il sesso e il sale, cioè qualche bella ideaccia. E persino gli attori sono all’altezza, specie una francesina che si chiama Gwendolyn Gourvenec, che parla e recita nella nostra lingua.

Il regista maneggia i generi e dichiara di considerare WAX un film di genere. Risi e Campanile facevano film di genere, infatti. Ottimissima cosa, perciò. Come cavallo di Troia per la modernità viene usato l’escamotage del mockumentary e, tranne inizio e fine dove appare la guest star Rutger Hauer (che è il nome che serve per far circolare il film), tutta quanta la narrazione è affidata a ciò che uno dei tre protagonisti ha registrato con congegni di vario tipo per il suo video-blog. Di che parla? Ci sono due italiani, Dario e Livio, under 40, che insieme a Joelle, la francesina, viaggiano attraverso la Costa Azzurra con l’incarico di realizzare lo spot di un Suv familiare, il cui concept geniale è che la madre può cambiare i pannolini al neonato usando il cofano come base d’appoggio. Dario è quello del video blog, sembra ancora un bambinone e lo interpreta Jacopo Maria Bicocchi. Livio è Davide Paganini ed è il classico tipo che si muove scompostamente, che sembra faccia tutto e invece non fa niente. La francesina ha lavorato in un circo e, tra le altre cose, ha avuto una relazione lesbica di un certo peso. Ora, gli addendi sono interessanti e che anche la somma lo sia è merito di una regia che si dimentica in fretta di mockumentary e POV e si concentra invece su una bella struttura erratica da road movie esistenziale, che sposta i tre in varie situazioni mettendoli a contatto con le variabili dell’universo.

La teoria è dimostrare che questi figli della generazione X sono naufraghi nell’oceano dell’incertezza dove per stare a galla devono annaspare e non gli basta abbandonarsi al flusso delle cose. Lo spot non riescono ovviamente a realizzarlo ma in compenso vivono e si raccontano con intensità, tra le altre cose finendo una notte in un threesome sessuale che nei film di una volta sarebbe stata più che bastevole ragione per pagare il prezzo del biglietto – mentre oggi queste cose passano sottotraccia. Alla fine della fiera e del mockumentary che dovrebbe essere il resoconto di quanto accaduto al terzetto prima di abbandonare questo mondo a causa di un’esplosione, a sedimentare è quel dolceamaro, quel retrogusto nostalgico che una volta era consustanziale alla migliori riuscite della commedia all’italiana, la quale non aveva niente a che vedere con ciò che oggi chiamano commedia. Nel cast c’è anche Jean Marc Barr, il regista – per non dir d’altro – del fondamentale Chroniques sexuelles d’une famille d’aujourd’hui.