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Warm Bodies

2013
Titolo Originale:
Warm Bodies
REGIA:
Jonathan Levine
CAST:
Nicholas Hoult (R)
Teresa Palmer (Julie Grigio)
Rob Corddry (M / Marcus

Il nostro giudizio

Warm Bodies è un film del 2013, diretto da Jonathan Levine.

Sono nati entrambi da un romanzo e raccontano la storia d’amore tra un non-morto e una ragazza viva, ma le analogie fra Twilight e Warm Bodies finiscono qui. Il film di Jonathan Levine (All the Boys Love Mandy Lane), tratto dal romanzo di Isaac Marion, non è l’erede della saga vampiresca e non solo perché il protagonista è uno zombi e non un vampiro; il film sfugge alla serietà patinata di Edward e Bella e gli contrappone un’arma originale e vincente: l’autoironia. Se Edward Cullen, con la sua acconciatura scolpita e lo sguardo tenebroso, si prendeva troppo sul serio, il protagonista di Warm Bodies, R (Nicholas Hoult, il bambino di About a Boy), è uno zombi goffo, carino ma per nulla seducente.

Si trascina all’interno di un aereoporto popolato da non morti, tentando malamente di comunicare con gli altri attraverso grugniti e sguardi allucinati. Lo stesso R svela i suoi pensieri mediante un voice over schietto e spiritoso. Solo la fame riesce a renderlo violento: si ciba di esseri umani e dal loro cervello assimila i ricordi. R è uno zombi atipico che vuole sentirsi umano, colleziona oggetti e si inebria di buona musica. Quando R si innamora della vivente Julie (Teresa Palmer) accade l’imprevedibile: anche negli altri zombi riaffiora un desiderio di umanità che li condurrà all’inarrestabile regressione/progressione verso la forma umana. Gli zombi di Warm Bodies, con la loro leggerezza pop, rimandano più a Thriller di Michael Jackson che ai morti viventi di Romero.

Il film ha il sapore di una favola moderna e ironica, con reminiscenze disneyane e un romanticismo che guarda, da lontano e senza pretese, a Romeo e Giulietta (non a caso i protagonisti si chiamano R e Julie). A questi zombi redentinon resta che abbattere la diffidenza degli uomini guidati dal severo Generale Grigio (John Malkovich) e unirsi a loro. Del resto il messaggio del film, classico nella sua ovvietà, è chiaro: non c’è virus più contagioso dell’amore.