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Wander

2020
Titolo Originale:
Wander
REGIA:
April Mullen
CAST:
Aaron Eckhart (Arthur Bretnik)
Tommy Lee Jones (Jimmy Cleats)
Heather Graham (Shelley Luscomb)

Il nostro giudizio

Wander è un film del 2020, diretto da April Mullen.

Esistono film, nel vasto e variegato universo cinematografico, che, pur non essendo obiettivamente nulla di particolarmente eccezionale, posseggono il misterioso potere di suscitare parecchio interesse, dall’inizio alla fine. Ed è proprio questa, nel bene e nel male, la natura profonda di Wander, un’opera bulimica, sconclusionata, profondamente imperfetta ma al contempo estremamente affascinate. Un po’ come lo è stato Under the Silver Lake di David Robert Mitchell, ma con l’imperdonabile pretesa di prendersi dannatamente troppo sul serio. Ovviamente il merito è in parte di April Mullen che, dopo una consistente carriera per lo più televisiva davanti e dietro l’obiettivo, si lancia a spron battuto verso gli insidiosi lidi del lungometraggio con un thriller parecchio ambizioso dalle evidenti venature drammatiche, parto di una complessa e altrettanto ambiziosa sceneggiatura firmata da Tim Doiron incentrata sull’ossessione di un uomo distrutto per la ricerca di una verità che, forse, appare ben lontana dal potere essere definita tale. Nonostante le ottime premesse, delineate da un incipit che farebbe presagire qualcosa di estremamente succoso, Il risultato complessivo non può dirsi purtroppo molto felice, complice una voglia irrefrenabile di gettare troppa carne al fuoco. Se dunque di ossessione Wander vuole parlarci, allora si tratta di quella infida e strisciante che attanaglia la distrutta vita di Arthur Bretnik (Aaron Eckhart), investigatore privato divenuto un fanatico complottista a seguito del terribile incidente automobilistico che ha menomato l’amata moglie e mandato al creatore la figlioletta.

Imbottito di pillole peggio di un cuscino di piume e convinto fino al midollo che tutto ciò che gli è accaduto non sia frutto di un caso ma bensì di una ben più articolata e oscura cospirazione – Illuminati? Alieni? Governo Ombra? –, il nostro mad detective passa le sue giornate ad alimentare la propria paranoia, chiuso in un’angusta roulotte nel mezzo del deserto, con la sola compagnia del proprio cane, della premurosa amica e avvocato Shelly (Heather Graham) e del fido braccio destro Jimmy (Tommy Lee Jones), con il quale si sollazza nel bere birra e nel diffondere deliranti podcast nei quali risuona sempre il medesimo monito: le coincidenze non esistono! Ma è forse proprio a causa di una coincidenza – o forse no? – che il nostro si trova a indagare sulla misteriosa morte di una giovane ragazza di origini ispaniche, trovata col cuore letteralmente esploso al confine della polverosa cittadina di Wander, nella quale paiono celarsi misteriose trame che, sempre col beneficio del dubbio, potrebbero avere ben più di qualcosa a che fare con la morte della figlioletta. Niente è come sembra e nessuno è ciò chi dice di essere, in un susseguirsi di colpi di scena e macabre scoperte sulla cui vera natura però non ci sarebbe da mettere la mano sul fuoco, né ora né mai. I want to belive! Questo era il sacro motto dell’agente Fox Mulder durante le sue paranormali indagini al centro di X-Files. Ed è appunto sulla voglia sfegatata di Arthur – e noi con lui – di credere a tutti i costi che Wander gioca e rigioca per oltre novanta minuti, gettandoci a capofitto in una spirale di inganni, menzogne e suggestive cospirazioni che però, col progressivo dipanarsi della già intricata trama, finiscono per rendere il tutto sempre più instabile e confusionario.

Se da una parte questa strategia risulta sicuramente efficace nell’immergere la mente dello spettatore in quella rotta e distorta del disturbatissimo protagonista, dall’altra essa finisce per ingolfare eccessivamente l’intera macchina narrativa, incrinando il potere di un epilogo che vorrebbe essere chiarificatore ma che finisce solo per impasticciare il tutto. Dominando interamente il racconto, attraverso una voce over di chiara ispirazione noir, il ruvido e schizzato Aaron Eckhart si muove all’interno di un universo losco e insidioso nel quale, come per il collega Mel Gibson in Ipotesi di complotto. Ma forse, come per il folle matematico protagonista di π – Il teorema del delirio, tutto è solo il frutto del proprio paranoico cervello, trasformando di colpo il tutto in un mind-game-movie dove di losco e insidioso, alla fine, vi è poco o nulla. O forse no? Si perché di indizi loschi e insidiosi a dire il vero ve ne sarebbero parecchi, soprattutto riguardo un misterioso esperimento governativo simil MK-ULTRA volto a un controllo a distanza dei soggetti “indesiderati” – leggi “immigrati illegali” e “minoranze razziali” –, un po’ come il celebre antifurto mentale di The Kovak Box, foriero ben più di qualche mal di testa a coloro che anche solo pensavano di improvvisarsi anarchici della domenica. Ma si è purtroppo costretti a rimanere nel paludoso e altrettanto insidioso terreno del condizionale, poiché in Wander nulla viene realmente chiarito come si converrebbe, lasciandoci da soli a vagare, come da titolo, nel mezzo di tante suggestioni lasciate cadere nel vuoto, con la sorpresa di esserci noi stessi trasformati in piccoli cospirazionisti, al pari dell’Andrew Garfield della summenzionata opera di Mitchell, vogliosi di intravedere omini in nero dietro ogni minimo anfratto.