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Waktu Maghrib

2023
Titolo Originale:
Waktu Maghrib
REGIA:
Sidharta Tata
CAST:
Ali Fikry; Bima Sena; Nafiza Fatia Rani; Andri Mashadi; Aulia Sarah; Taskya Namya;

Il nostro giudizio

Waktu Maghrib è un film del 2023, diretto da Sidharta Tata.

C’è del marcio in Indonesia, e state pur certi che non si tratta solo di un po’ di nasi goreng andato a male. Pare infatti che, da qualche tempo a questa parte, sulle sponde del Mar di Giava non abbiano di meglio da fare che imbracciare una macchina da presa e tentare in ogni modo di farci paura. E così, dopo i deliri satanici dell’irruento Timo Tjahjanto, gli orrori rurali del talentuoso Jojo Anwar e il sanguigno exploit del buon Rako Prijanto con il recentissimo Para Betina Pengikut Iblis, stavolta tocca all’esordiente Sidharta Tata e al suo Waktu Maghrib tenere ben alto il cinematografico onore dell’umida e insidiosa terra natale del coriaceo draghetto di Komodo, confezionando un piccolo concentrato di brividozzi al gusto di kary che, nonostante saccheggi a mani bassissime un po’ dovunque nel ricco e ben capiente cestone dei cliché del genere, riesce comunque a portarsi più o meno fieramente a casa un’oretta e quaranta di spensierato intrattenimento, condito con qualche ruffianissmo bubusettete ma anche di parecchie intuizioni tutt’altro che malvagie.

Anche perché, a ben vedere, di malvagio in Waktu Maghrib basta e avanza il decrepito e mefistofelico babau d’ordinanza, qui nelle mortifere vesti e nelle incartapecorite sembianze di un famelico djinn, incautamente risvegliato dal suo secolare sonnellino dalla giovane e indifesa Ayu (Nafiza Fatia Rani) durante una rischiosa scorribanda boschiva assieme ai compagnucci di merende Adi (Ali Fikry) e Saman (Bima Sena). E se è vero che il sacro e lungimirante Verbo del Profeta Maometto redarguisce dall’avventurarsi a zonzo dopo il crepuscolo – a rischio e pericolo di un tête-à-tête con il Male in persona –, sarà proprio con le mille facce dell’oscuro amicone in bottiglia del fu Aladino, che la nostra imberbe eroina avrà modo, suo malgrado, di confrontarsi, nel momento in cui, all’indomani della misteriosa e brutale dipartita dell’amata maestra Lurah (Sulis Kusuma), una serie di inquietanti eventi inizieranno a flagellare il suo sperduto villaggetto degli orrori, tra esoteriche possessioni, altrettanto spaventevoli visioni di morte e l’arrivo a sorpresa di una nuova sinistra insegnante (Aulia Sarah), rassicurante tanto quanto Jeffrey Dahmer a un raduno di boyscout.

Si sa che le storie, anche e soprattutto quelle de paura, iniziano sempre con un immancabile C’era una volta. E poiché Waktu Maghrib, al netto di una sostanza non certo freschissima e di qualche soluzione al limite del dejà vu, novella del terrore lo è indubbiamente a pieno titolo, è proprio in un passato tutt’altro che remoto ma egualmente suggestivo, che affonda le proprie radici; ovvero in quel malfamato 2002 che non dirà forse poi molto a noi pasciuti abitanti dell’emisfero occidentale ma che, per i lontani cuginetti di asiatico lignaggio, rievoca ancor oggi le nefaste ombre di una devastante crisi economico-sociale mai davvero metabolizzata. Ed è appunto in questo opprimente e velenifero humus di stenti, povertà e assoluta disillusione che lo scaltro Tata ha scelto di ambientare il proprio filmico terrore, conferendo a quello che sarebbe altrimenti rimasto nulla più che l’ennesimo raccontino di rancorosi non morti e sbavosi assatanati, un substrato decisamente suggestivo, capace di autoalimentarsi entro l’insidioso perimetro di questa pluviale Silent Hill e di andare ben oltre i facili spaventi a buon mercato. E se è pur vero che, come ci ammoniva a suo tempo il malefico geniaccio di Wishmaster (parafrasando a sua volta quel pessimista di Nietzsche), è sempre bene pensare attentamente a ciò che si desidera, da un onesto e a suo modo inquietante battesimo del fuoco come Waktu Maghrib non si potrebbe certo desiderare nulla di più o di meno. Beh, forse di meno basterebbe qualche jumpscare, ma questi, come si sul dire, so’ gusti