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Vulgaria

2012
Titolo Originale:
低俗喜劇
REGIA:
Pang Ho-cheung
CAST:
Chapman To (To Wai Cheung)
Ronald Cheng (Tyranosaurus)
Dada Chan (Popping Candy)

Il nostro giudizio

Vulgaria è un film del 2012, diretto da Pang Ho-Cheung.

Che qualcosa si stia muovendo all’interno del cinema di Pang Ho-Cheung, sarebbe chiaro anche ai ciechi. Meno formalista e impazzito dei suoi migliori lavori (pensiamo ad AV (2005) e Beyond Our Ken (2004), che hanno momenti che meriterebbero di essere studiati nelle scuole di cinema), da Love in a Puff (2010) in poi il Nostro sembrerebbe aver calmato i bollenti spiriti cambiando prassi, da una parte meno incisiva e più verbosa (e chissà quante sfumature e giochi linguistici ci stiamo perdendo non parlando il cantonese), ma dall’altra mantenendo una propria unicità nel panorama, e quindi il nostro amichevole rispetto. Come suggerisce il titolo, Vulgaria è una commedia volgare dove si sprecano parolacce, pompini e addirittura sesso zoofilo, il tutto in un’ambientazione metacinematografica con protagonista Chapman To, nel ruolo di un produttore di film a luci rosse.

Quasi una rilettura di AV, il film giovanilistico di Pang per eccellenza, che aveva dalla sua la freschezza e i tempi di un post-teenager in calore, Vulgaria fa percepire come l’autore hongkonghese stia invece invecchiando pian piano: a mancare è la spontaneità new wave, il ritmo impercettibilmente fresco e fluido, quell’impressione che nella pellicola possa succedere veramente di tutto. Siamo in un territorio più calcolato, e quindi solo superficialmente volgare: non introducendo nulla di nuovo per il cinema di Pang Ho-Cheung, Vulgaria sa più di divertito revival per ricordare e celebrare i bei tempi passati, seppur ancora senza nostalgia.

Se una volta Pang era l’autore hongkonghese più cool del sistema, quello che al Far East di Udine ti rispondeva «Fanculo» se ti lamentavi di un suo film, oggi il rischio è che diventi sempre più il fantasma di se stesso, il trentenne che gioca a fare il ventenne. Certo, si ride e non poco, soprattutto grazie al personaggio del boss mafioso zoofilo e alla ritrovata Shaw Yin Yin, e la scrittura di Pang rimane un caso isolato nell’intero sistema hongkonghese. Eppure, ci stiamo chiedendo per quanto. Dream Home (2010) è stata un’ottima mossa che ha permesso al regista di scoprire territori formali mai esplorati nel suo cinema, ed è quella la strada che dovrebbe percorrere. Non è più tempo di masturbazione giovanile.