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Ventajas de viajar en tren

2019
REGIA:
Aritz Moreno
CAST:
Luis Tosar (Martín Urales de Úbeda)
Pilar Castro (Helga Pato)
Ernesto Alterio (Ángel Sanagustín)

Il nostro giudizio

Ventajas de viajar en tren è un film del 2019 diretto da Aritz Moreno.

Se a uno spettatore medio venisse chiesto di raccontare qualcosa sul cinema spagnolo, verosimilmente risponderebbe citando Almodóvar, forse Amenábar sebbene sia nativo del Cile, o Banderas, Penelope Crùz, magari Bardem. Insomma, il mainstream del cinema ispanico, quello che supera i confini del Paese e conquista il mondo. Per il resto, probabilmente, c’è un grande banco di nebbia e poco interesse nel volerla dipanare. Ed è un vero peccato perdersi l’oltre e non uscire a riveder le stelle, come direbbe il Poeta. Si rischia di lasciarsi sfuggire tutto quello che di notevole è stato fatto: da prima del buio periodo franchista alle proiezioni semiclandestine dei film di Cesare Zavattini e Roberto Rossellini in poi, la Spagna ha viaggiato sulle montagne russe con Benito Perojo, Florian Rey, Edgar Neville, Carlos Serrano de Osma e, naturalmente, Luis Buñuel. E proprio il regista di Un chien andalou, emblema del movimento surrealista, risulta quasi essere metafora di questo cinema teso tra patria e fuga all’estero, tra classicismo ed eclettismo, tra “correnti conformiste” e “dissidenza interna”. Oggi, a seguire quella strada impervia, c’è Aritz Moreno con Ventajas de viajar en tren.

Accostamento ardito, certo, quello con Buñuel, ma il film tratto dall’omonimo libro di Antonio Orejudo è un moderno viaggio nel surrealismo, nella commedia nera, nel grottesco, è un lavoro così audace da essere sorprendente. E non è facile, non lo è per niente, approcciarsi all’opera di Moreno come se si guardasse qualunque altra cosa, perché sarebbe come osservare le scale di Escher con la stessa attitudine usata per guardare il disegno di un bambino. Ventajas de viajar en tren è una matrioska metanarrativa, un labirintico sistema di eventi che si dipana su piani spazio-temporali diversi senza mai perdere equilibrio e compattezza. La sceneggiatura di Javier Gullòn gioca meravigliosamente con una storia nelle storie, portando lo spettatore nella follia e nelle perversioni umane in un modo talmente immedesimante da suscitare imbarazzo, quando non addirittura fastidio. Solida e fantasiosa, la sua scrittura permette al film di muoversi libero sui Generi sfuggendo alla gabbia di un’etichetta: favolistico, allucinato, inquietante, sgradevole, divertente, tutto e il contrario di tutto in poco più di cento minuti di delirante anti convenzionalità.

Pensare che si tratti di una produzione spagnola è in qualche modo confortante. Quasi a dimostrare quello che il cinema europeo può ancora essere, il film di Moreno non ha alcuna paura di raccontare qualcosa che può turbare lo spettatore a tal punto da fargli scegliere di non proseguire la visione. Questa forza non è cosa particolarmente comune e dimostra come, in qualunque caso, è impossibile restare indifferenti. Persino raccontare la trama risulta riduttivo: Helga ha fatto ricoverare il marito in un istituto psichiatrico, e a bordo del treno che la sta riportando a casa incontra uno psichiatra della stessa clinica che comincerà a raccontarle di un paziente molto particolare. Da qui parte il contorto mondo di Ventajas de viajar en tren, costellato da personaggi spinti al limite e interpretati da attori in stato di grazia, su tutti Luis Tosar e Pilar Castro. Scorretto, nerissimo, disturbante, il film di Moreno imbocca con sicurezza e coraggio un sentiero tortuoso che scoraggerà molti, ma a coloro che vorranno inoltrarsi regalerà un’esperienza indimenticabile. In ogni senso possibile.