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Venni vidi e m’arrapaoh

1984
Titolo Originale:
Venni vidi e m’arrapaoh
REGIA:
Vincenzo Salviani
CAST:
Alessandro Cerquetti
Cecilia Oliva
Luciano Pinna

Il nostro giudizio

Venni vidi e m’arrapaoh… è un film del 1984, diretto da Vincenzo Salviani.

Venni vidi e m’arrapaoh… è uno di quei film che ti capita di incontrare poche volte nella vita e che ti porti sempre nel cuore. Ovviamente se sei un redattore di Nocturno e ami esibire i tuoi guilty pleasures come medaglie al valore che da solo ti dai. Diretto da Vincenzo Salviani, uno cresciuto in seno a Fernando di Leo e che di solito, per fortuna, si è occupato più di produzione che di regia, Venni vidi e m’arrapaoh è un giovanilistico assolutamente anomalo nel panorama italiano di quegli anni, perché sembra voler mischiare la commedia scolastico-scoreggiona di Vitali & co. con quella danzereccia degli stravolti del sabato sera. Quattro amici deficienti sbarcano il lunario suonando dal vivo in una palestra di aerobica. E già questo… Le canzoni che interpretano, mentre altrettante dementi fanno ginnastica su indicazioni di un istruttore frocio che di cognome fa Proci, hanno testi del tipo: “Come sarà la prima che me la darà… la fragoletta? Mi piace verginella che mi faccia i giochi a tre con sua sorella / oppure navigata che col mio ci si faccia l’insalata!”.

I quattro sfigati hanno anche delle storielle d’amore ma non riescono mai a portare a casa il risultato e rimangono i vergini di sempre. La notte si consolano intonando: “Domenica… domenica… svortamo!”, ma poi non svortano mai. Solo il più carino del gruppo sembra avere qualche chance con una certa Monica, ma lei gli fa le corna e lui canta la sua malinconia alla luna: “Monica… ma vaffanculo Monica… con tutta questa figa che ce sta!”. Ah! i quattro subnormali si fanno chiamare gli Arrapathis e vincono pure una manifestazione canora, dove, tra gli altri, si esibivano complessi dai nomi esotici come gli Any Way, I Pom, Roby Vandalo e persino il cabarettista Edoardo III con la sua filastrocca del cazzo.

La sceneggiatura scritta da Salviani con Mario Bianchi, che pesca allo stesso tempo da Il tempo delle mele (1980) e da Porky’s (1981), è di quelle anarchiche e schizofreniche che alternano momenti voyeuristici di docce spiate negli spogliatoi a balletti mal coreografati nei parchetti della città. Ci sono anche soluzioni da videoclip ante-litteram in cui i quattro protagonisti se ne vanno in giro per la città ballando su monumenti, rincorrendosi in moto e contorcendosi su scivoli d’acqua. Geniale!