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Uno per tutti

2015
Titolo Originale:
Uno per tutti
REGIA:
Mimmo Calopresti
CAST:
Fabrizio Ferracane
Giorgio Panariello
Thomas Trabacchi

Il nostro giudizio

Uno per tutti è un film del 2015 diretto da Mimmo Calopresti.

“Uno per tutti, tutti per uno”, reciterebbe il celebre motto dei tre moschettieri di Dumas e invece il più delle volte si presume di crede in questo monito ma si pratica la versione del capro espiatorio ovvero “uno contro tutti, tutti contro uno”. E’ quello che accade nel nuovo film di Mimmo Calopresti, Uno per tutti – film tratto dall’omonimo romanzo di Gaetano Savatteri – nel quale il regista decide di regalarci un inedito Giorgio Panariello in veste drammatica, lontano da qualsiasi interpretazione bozzettistica e di comica faciloneria. In una Trieste cupa e ancora dalla forte impronta industriale, Panariello è Vinz, poliziotto che indossa tutti i segni della stanchezza dovuta tanto all’insoddisfazione personale (divorziato) quanto a quella lavorativa (sempre “l’ultimo della classe”). Si ritrova ad arrestare il figlio neo-maggiorenne di un suo amico d’infanzia, Gil (un irritante, e per questo riuscitissimo, Fabrizio Ferracane) costruttore edile che si è fatto strada a Trieste attraverso ogni possibile sfumatura di corruzione; Gil è ora un pezzo grosso e ricatta Vinz affinché rilasci il figlio, in nome di un vecchio conto in sospeso che risale alla loro infanzia. Ma ciò che è peggio è che che Gil, per farsi dare man forte nella sua posizione, chiama dalla Calabria Saro (Thomas Trabacchi), anche lui invischiato in questa drammatica vicenda che segna la loro amicizia da lungo tempo e che, fino alla fine, non verrà svelata del tutto.

L’impegno civile e politico di Calopresti è sempre stato evidente nella sua filmografia: in Uno per tutti cerca di affrontare temi a lui cari – la responsabilità individuale che condiziona la responsabilità collettiva, la lotta del singolo contro la corruzione del sistema, la definizione o la distruzione della propria identità attraverso il lavoro, l’evoluzione (o forse l’involuzione?) della generazione dei figli degli immigrati degli anni ’70 – attraverso uno stratagemma classico, unire il passato ed il presente in modo tale da dimostrare, attraverso continui flashback e flashforward, quanto il passato condizioni il presente e ne sia in qualche modo una ripetizione su più larga scala: il figlio di Gil è un abulico delinquente, così come lo era il padre da piccolo, così come lo è ora. Lo sviluppo è interessante e la sceneggiatura è ben scritta ma sembra che Calopresti non la sappia gestire a pieno: la sua mano registica è molto più efficace sulla realtà dei fatti, molto più felice nello stile documentaristico che non su trame romanzate. Altro aspetto stridente è l’abisso tra la recitazione degli adulti – brava anche Isabella Ferrari, credibile ed irritante nel ruolo della moglie di Gil, con la sua depressione e vuotezza di donna ricca e annoiata – mentre i giovani sono inguardabili, insopportabili nelle loro finte isterie adolescenziali. Meno male che a redimere tutto c’è la colonna sonora firmata da Rebecca dei Baustelle e Max, il bassista dei Subsonica: Colpo di vento, il brano scritto per questo film, riesce a raccontare e a muovere molto di più di quanto non facciano gli occhi vacui dei giovani che dovrebbero essere il vero motore scatenante della storia.