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Unfriended: Dark Web

2019
Titolo Originale:
Unfriended: Dark Web
REGIA:
Stephen Susco
CAST:
Colin Woodell (Matias)
Stephanie Nogueras (Amaya)
Betty Gabriel (Narl)

Il nostro giudizio

Unfriended: Dark Web è un film del 2018, diretto da Stephen Susco.

Eppure, fin da piccoli, la mamma ci ha insegnato una cosa tanto semplice quanto fondamentale: mai fottere il laptop a un hacker! Tanto, prima o poi, l’oscuro smanettone trova sicuramente il modo per ripigliarsi il maltolto, rifilandoci, nel frattempo, un gran bel mazzo. Il medesimo mazzo che l’incauto Matias (Colin Woodell) si ritrova a dover subire, assieme agli ignari amiconi di chat, dopo aver messo le mani su un portatile di dubbia provenienza, il cui originario proprietario pare proprio essere un assiduo frequentatore della leggendaria selva informatica di cui tutti parlano ma che pochi hanno realmente bazzicato. Anche perché, se per caso vi avete messo piede, o siete dei criminali oppure la vita vi puzza assai! Cavalcando di gran carriera gli ormai pallidi reflussi della screenlife mania brevettata nel 2013 da Zachary Donohue con il curioso The Den e definitivamente codificata nel 2014 dall’Open Windows di Nacho Vigalondo, quel gran volpone di Stephen Susco – promosso alla cabina di regia dopo l’ottima esperienza di sceneggiatura con la saga di The Grudge – si ritrova tra le mani una gran bella patata bollente, dovendo dar forma e sostanza al seguito del tanto chiacchierato – in positivo e in negativo – Unfriended.

Ma se appunto la forma rimane anche qui più o meno sempre la stessa, con le screen view degli schermi utilizzati dai protagonisti intenti a saltellare allegramente da una schermata all’altra – facendo per giunta pubblicità gratuita alle mille potenzialità dei gioiellini hi-tech dello zio Steve Jobs –, è in realtà la sostanza narrativa il vero e unico asso nella manica di questo Unfriended: Dark Web. E sì, perché, se nel precedente capitolo diretto da Levan Gabriadze il terrore passava attraverso una suggestiva ma poco credibile vendetta digitale ultramondana, stavolta la tensione lascia totalmente a casa il soprannaturale per concentrarsi su una dimensione squisitamente reale e, per tal motivo, decisamente più disturbante, avente come fulcro l’oscuro, mitologico e chiacchieratissimo dark web. Tutto ciò, ovviamente, facendo leva sulla paranoia tutta contemporanea che ruota attorno alla nostra beneamata privacy, continuamente messa sotto attacco dai mille e più dispositivi tecnologici senza i quali non possiamo ormai più vivere. Quegli stessi oggettucoli vitali che, se manipolati da occulte mani digitali, possono farci sentire violati peggio di uno stupro. Uno spunto narrativo che non ha mancato e non mancherà certo in futuro di far fruttare parecchi baiocchi al buon Timur Bekmambetov, colui che degli screenlife movie è stato il vate e che qui, ancora una volta, di baiocchi ne ha a sua volta scuciti assai per vedere la suspense serpeggiare fra le pagine di Facebook.

È pur vero che tutto questo bel giochino di multi-screen, pop-up e puntatori a tradimento imbastito da Unfriended: Dark Web, seppur stuzzichevole e sicuramente funzionale a reggere un racconto confezionato ad hoc per il tipo di linguaggio scelto, alla lunga stufa parecchio, soprattutto per un pubblico già abituato a continui tête-à-tête con schermi di medio e piccolo formato. Per di più, a differenza dell’ottimo Searching in cui il meccanismo della detection messo in atto dal protagonista finiva per giustificare in maniera ben più che credibile il “montaggio” fra le videate dei diversi dispositivi, qui il tutto si accartoccia nell’ormai trita e ritrita skype call pressata all’interno degli angusti 13 pollici di un MacBook Pro, senza concedere il giusto respiro agli spunti disseminati in sottotraccia, come le difficoltà di comunicazione nell’era dei social (già affrontati da Friend Request), rappresentate dai goffi tentativi del povero protagonista di creare un’app per il linguaggio dei segni destinata alla fidanzata sordomuta, e le forze oscure che abitano il sottobosco della Rete, incarnate da un cyber Boogie Man apparentemente dotato del dono dell’ubiquità. Insomma: tanta buona ciccia lasciata miseramente a bruciacchiare sulle implacabili fiamme dei cliché. E dire che, nonostante tutto, la fregola per rinnovare il caro vecchio Antivirus Susco è riuscito a farcela venire più che egregiamente! Ma non disperate, poiché le capienti e affamate tasche di Jason Blum non piangeranno certo miseria. Anzi!