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Twixt

Titolo Originale:
Twixt
REGIA:
Francis Ford Coppola
CAST:
Val Kilmer (Hall Baltimore)
Bruce Dern (Bobby LaGrange)
Ben Chaplin (Edgar Allan Poe)

Il nostro giudizio

Twixt è un film del 2011, diretto da Francis Ford Coppola

Uno scrittore di romanzi dell’orrore in declino arriva in una cittadina della provincia americana per promuovere il suo ultimo libro e qui viene coinvolto da un vecchio sceriffo con ambizioni letterarie nelle indagini sull’omicidio di una ragazza. La soluzione dell’enigma, e l’ispirazione per il suo romanzo (non più di stregoneria, questa volta), gli arriverà in sogno. Il film di Coppola si ricollega a quello del suo esordio, Terrore alla tredicesima ora, e alle atmosfere dei gotici di Roger Corman, non a caso produttore di quel suo primo film. Inoltre, recupera qui, grazie alla libertà concessagli da una produzione indipendente da lui stesso finanziata, la sua vena sperimentale più interessante e audace, soprattutto sotto al profilo visivo, già espressa in Apocalypse Now, Un sogno lungo un giorno, Dracula di Bram Stoker e, più recentemente, Un’altra giovinezza. Girato in digitale con alcune scene in 3D, il film unisce alla tecnologia moderna tecniche da cinema delle origini: impressionista, da un lato, come le sovrimpressioni (il volto di V sul ruscello) e le dissolvenze (quello di Flamingo mentre recita poesie), stilemi già utilizzati in Dracula; espressionista, dall’altro (il taglio sghembo dell’inquadratura quando Baltimore arriva all’albergo dove alloggiò Edgar Allan Poe). Nelle scene oniriche, non per nulla ambientate di notte, la fotografia adotta una sorta di bianco e nero virato in blu, con scelta volutamente antinaturalistica, in linea con l’atmosfera fantastica e gotica del racconto e di queste scene in particolare. Su questo sfondo, si staglia tanto più nettamente il rosso di certi interni o del sangue, nella scena finale, a sottolineare, attraverso il deciso stacco cromatico, i momenti più drammatici della storia; l’unica parziale eccezione sono le macchie di giallo (la lanterna di Poe, i limoni, che però si arrossano subito di sangue) che punteggiano isolate lo sfondo.

Non a caso, il trucco e il vestito di V, il misterioso fantasma incontrato dal protagonista, sono bianchi, proprio per farvi maggiormente risaltare il rosso che le dipinge le labbra e le guance. Il rosso funziona, dunque, da filo conduttore che sottolinea, prima di tutto visivamente, gli elementi essenziali del racconto, concentrati, appunto, nelle scene oniriche, nelle quali il protagonista incontra i personaggi determinati per sciogliere l’enigma (che riguarda anche un episodio tragico del suo passato che non riesce a dimenticare) e ritrovare un’ispirazione più autentica e sincera. A guidarlo in questo cammino sono un Poe virgiliano (lo scrittore più amato che guida il protagonista in un viaggio in una sorta d’oltremondo onirico e fantastico) e la misteriosa Virginia, V come viene chiamata, vittima di una violenza che la tormenta anche dopo la morte e la costringe a vagare inquieta nei sogni di chi può forse raccontare la sua storia e così renderle, almeno in parte, giustizia. Due creature irreali, di un altro mondo, saranno così fondamentali non solo per restituire al protagonista l’ispirazione perduta, ma anche per aiutarlo a superare il lutto che ne ha segnato la vita. Come si vede, temi difficili e complessi quali l’ispirazione artistica, la violenza e la morte, vengono trattati in una chiave fantastica e irreale, come di scorcio, senza essere enfatizzati o manipolati a fini melodrammatici, e ne ricavano così, per contrasto, maggior interesse ed intensità (il tentativo di V di salvare gli altri bambini, la sua fuga in moto e suo omicidio finale sono le scene più impressionanti e proprio per queste più dolorose ed intense del film).

Riguardo all’aspetto formale, così importante, come si diceva, vanno menzionate ancora le citazioni da Viaggio nella Luna di Méliès (la faccia della luna su cui è sovrimpresso, qui, il volto di Poe) e dal Gatto nero, non a caso, di nuovo, di Poe (nella scena in cui Virginia viene incatenata e murata viva dal suo assassino). Infine, una menzione particolare va ai due protagonisti: un Val Kilmer che non può non ricordare Stephen King (non a caso citato in un dialogo) ed Elle Fanning, qui per la prima volta in versione gotica, alla quale il trucco conferisce un’aria ancor più eterea ed effimera del consueto, come richiesto dal ruolo. Un film dunque decisamente sperimentale, capace di sfruttare le nuove possibilità fornite dalla tecnica digitale e di unirle, in un riuscito connubio, a quelle del cinema delle origini, per creare un’atmosfera sospesa e irreale, difficilmente ravvisabile in altri film coevi, sia di genere sia d’autore; o, come in questo caso, di genere e d’autore.