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True Detective – Stagione 2

2015
Titolo Originale:
True Detective
CAST:
Colin Farrell (Raymond "Ray" Velcoro)
Rachel McAdams (Antigone "Ani" Bezzerides)
Taylor Kitsch (Paul Woodrugh)

Il nostro giudizio

True Detective – Stagione 2 è una serie tv del 2015, ideata da Nic Pizzolatto.

Qualcuno avrà il ricordo, da ragazzino, di aver percepito le prime, proibite, pulsioni sessuali sbirciando una certa rivista, Cronaca Vera, che qualche parente, uno zio, un nonno, teneva impilata in qualche cassetto, sotto al letto o nel bagno. Cronaca Vera, insieme a Famiglia Cristiana, tastava il polso della morale comune italiana, con una serie di articoli su fatti più o meno reali, concernenti crimini e abomini, confezionati con una morbosità e un sensazionalismo che sembravano dire al lettore: “Vedi, tutto questo succede sul serio e, stai attento, perchè questo mondo fa schifo.” Era la parola “vero” a fare la differenza, a creare quella tensione sulle spalle di chi leggeva. La stessa parola scelta per identificare la serie poliziesca al top delle preferenze di pubblico e critica: True Detective. Con la suddetta rivista, questa serie condivide il potere di scioccare, lasciare un buco allo stomaco, far meditare sulla natura crudele e bizzarra dell’essere umano, perché ogni singolo tassello viene dal mondo reale. La prima stagione di True Detective, con i suoi interpreti in stato di grazia, la storia maledetta di un incubo ancestrale, la messa in scena degna del top Hollywoodiano e una struttura da sceneggiato che racconta i fatti come un romanzo e lascia enorme spazio per cesellare l’inferno dietro ai personaggi, ha creato un precedente di successo quasi senza pari, che era logico che il network volesse bissare.

A oggi, True Detective – Stagione 2 è arrivata a terzo episodio, quasi al giro di boa, e già si intravede la medesima formula ma con un approccio diverso. C’è un morto ammazzato. Molto ammazzato. Il suo nome ricorre come un mantra sulle bocche di chi indaga su di lui: Ben Caspere. Colin Farrell è il detective Velcoro, marcio fino a midollo, sepolto nei guai e con il collo incavato nello sterno come se volesse disperatamente scomparire da questo mondo. La detective Bazzarides, Rachel McAdams, una poliziotta statale, privata della sua femminilità da una famiglia troppo permissivista e new age, e da chissà quale altro trauma ancora. Il detective Woodrugh, un giovane sbirro da autostrada con un’identità sessuale travagliata. Tutti forzati su una indagine che puzza di zolfo. Puzza per chi c’è dietro. Il boss Frank, Vince Vaughn, che controlla la città e vede il suo impero vacillare seriamente a causa di un misterioso vaso di Pandora che sta decimando i suoi uomini.

È lui il guru nichilista di True Detective – Stagione 2, l’art direction che determina il sapore decadente di una città che è andata troppo oltre, con un sindaco a un passo dal delirium tremens e un giro di prostituzione che sembra pensare alle cronache nostrane. Questa volta l’influenza di David Lynch fa capolino più spesso: un cadavere che vaga, un sogno premonitore tra la vita e la morte, un qualcosa che sembra un angelo ma non lo è. È tuttavia William Friedkin il modello che viene in mente spesso: l’abbrutimento sociale del recente dittico tratto da Tracy Letts, la tensione selvaggia di Il Braccio violento della legge, l’apocalisse metropolitana di Vivere e morire a Los Angeles,  la libido impazzita di Cruising. E l’orrore vero deve ancora arrivare, con tali premesse, ineluttabile.