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Too Old to Die Young

2019
Titolo Originale:
Too Old to Die Young
REGIA:
Nicolas Winding Refn
CAST:
Miles Teller (Martin Jones)
John Hawkes (Viggo)
Jena Malone (Diana)

Il nostro giudizio

Too Old to Die Young è una serie tv del 2019, creata da  Ed Brubaker e Nicolas Winding Refn.

Ti piace quello che vedi? E’ come se la domanda fosse fissa sullo schermo, in sovrimpressione dall’inizio alla fine. Non proprio fissa, a guardare meglio e da più vicino. Le lettere sono piccoli bulbi di vetro modellati, dipinti di viola, lampeggiano debolmente come un neon difettoso all’accensione. E ronzano di continuo. Ti bzzzpiace quebzzzzllo che bzzz vedibzzzz? Una sorta di loop subliminale, pronunciato più volte anche dai diversi personaggi, nel corso delle tredici ore di durata di Too Old to Die Young. Mentre ovunque ci si accapiglia sulle fredde ceneri di una diatriba vacua (è un film o una serie tv?), Refn è distante anni luce, avanti, molto avanti, consapevole che il suo ultimo parto non appartiene a nessuna delle due categorie. Lo streaming è la giusta culla nella quale adagiare TOTDY, che è in effetti un flusso. “Ci si può tuffare in qualsiasi punto, e si può decidere di uscirne in qualsiasi altro punto”. Questo lo dice Refn, legittimamente motivato anche da fini propagandistici, ma non ci crede nemmeno lui: il modo migliore per gustare la sua nuova opera è sempre quello più conservatore, è necessario cioè seguirla dall’inizio alla fine. La divisione in dieci puntate è formalmente accurata, non un taglio di forbici meccanicamente preceduto da un dozzinale cliffhanger, ed in ogni episodio la visione comincia con un prologo e termina con un apparente finale, ma – quella si – è una divisione apparente. Il flusso può essere assimilato attraverso la bistrattata modalità del binge-watching, capace in questo caso di provocare una sensazione di invecchiamento precoce e intorpidimento sensoriale estremo e quasi irreversibile. Parlo per esperienza diretta: alla fine è difficilissimo rimettersi in piedi, camminare e muoversi come prima. La televisione tradizionale è ormai morta e stecchita, però: questo è un lutto che è anche un enorme assist per NWR, abilissimo (anche) a vendersi, e pronto ad occupare in pompa magna il posto d’onore nella neonata tribuna dei prodotti artistici nati per lo streaming, una nuova enorme opportunità, ancora capace di offrire enormi margini di libertà creativa ed espressiva, senza alcun limite. Salvo poi, come sta facendo Amazon, evitare accuratamente di piazzare TOTDY nella homepage, e guardarsi bene dal predisporre una benchè minima attività di promozione. Ad oggi, è necessario ricorrere alla ricerca manuale per trovarla.

Ti piace quello che vedi? Mi piace, mi piace da morire.

Da un decennio ormai, ovvero dalle prime luci dell’alba gloriosa della rinascita – o più prosaicamente dovremmo dire del rilancio – della serialità televisiva, è capitato pochissime volte, prima d’ora, di associare totalmente una serie tv al suo autore. Forse una sola, ed è talmente scontato da essere diventato ormai irritante già solo il pensiero di citarlo. E non lo faremo. La sostanza è in fondo molto semplice, e l’ha sintetizzata benissimo Ed Brubaker, che ha scritto la serie insieme a NWR: “Too old to die young è la cosa più NicholasWindingRefn che sia mai esistita”. Tra i due autori serpeggia un’amicizia pregressa, oltre all’affiatamento professionale: se mai vedrà la luce (al neon) il remake di Maniac Cop, gran parte della colpa e delle responsabilità ricadranno proprio su di loro. Volendo seguire all’inverso le tracce del percorso compiuto dalle spore maligne che hanno generato Too Old to Die Young, bisognerebbe arrivare in Scandinavia, nel paese dove, ça va sans dire, c’è del marcio. Lo stesso marcio che era al centro della narrazione nella trilogia di Pusher, che paradossalmente somigliava più ad una serie tv antologica che ad una trilogia cinematografica ortodossa, e chiudeva la prima fase della carriera di Refn: la fase alimentare, che serviva a pagare i debiti e pertanto seguiva le regole scritte e non scritte riguardanti la realizzazione di film. Dopo, Nicholas ha seguito solo le proprie regole, realizzando i film – e i flussi di visione – che egli stesso voleva guardare. Non è la rappresentazione di un mondo quella che si trova davanti ai nostri occhi, ma la sua visualizzazione, filtrata e trasmessa dagli occhi stessi del regista. Ti piace quello che vedi? “Si, molto. Questo è l’apice del mio compiacimento, e la domanda la rivolgo solo a me stesso.” TOTDY comincia molto prima della messa in onda, mentre Refn si fa scarrozzare per le strade di Los Angeles. Non guida il furbastro, mette insieme idee. Scrive appunti, osserva. E stermina il 99% della popolazione. Quando arriva il momento della messa in onda, in città sono rimasti in pochissimi ancora vivi, soltanto gli individui che meritano di entrare a pieno titolo nelle inquadrature ossessive e nel progetto di NWR, che è una soluzione finale, spietata ed esteticamente magnifica. Sono i migliori rappresentanti dell’America apocalittica di Trump, una covata malefica che rompe, squarta, distrugge i gusci, proprio mentre il regista danese scrive e gira per Los Angeles, osserva e, immaginiamo, inorridisce beato. Alla vigilia del voto che ha provocato erezioni nazionalistiche a schiera, e bava colante dalle bocche di qualche milione di estremisti di destra statunitensi.“ Donald Trump è una bomba a mano di follia, l’America sta diventando un reality show distopico e l’isteria ha superato il livello di guardia. E’ un momento terrificante, ma anche incredibilmente eccitante”.

Fascism! Fascism! Fascism! Fascism! Fascism! Fascism! Fake news! Fake news! Fake news! Fake news! Fake news! Fake news!

Ci sono tutti i campioni dell’abisso privo di morale e redenzione: poliziotti corrotti, nazisti, pornografi dediti allo snuff, distretti di polizia interamente composti da squilibrati e fascisti (o sovranisti che dir si voglia), trafficanti di droga, killer a pagamento, tossici che ammazzano volentieri per 200 dollari, torturatori, stupratori, pedofili, genitori incestuosi e adolescenti cocainomani. Tutti gli altri abitanti di Los Angeles non hanno passato l’esame, spazzati via dal mondo di NWR perchè inutili, incapaci di rivestire alcun ruolo nella pianificazione e messa in scena dell’apocalisse. L’unico futuro possibile è il Messico, ovvero un non-luogo privo di legge che allunga i suoi artigli insanguinati fin dentro gli Stati Uniti, altro non-luogo per eccellenza: le stoccate politiche sono grottesche e sferzanti, ridicole ma efficaci e perfettamente a fuoco. E la giustizia? Non manca, ed è l’unica giustizia possibile: la vendetta, sacra e santa, donna, femmina, ultraterrena e mistica. Sono due donne a giustiziare e sterminare, una è l’angelo della vendetta, l’altra è la sacerdotessa della morte. Entrambe idealmente imparentate con Chang, il poliziotto giustiziere di Solo Dio perdona. Anche loro sessualmente perverse, come tutti, ma fedeli alla loro missione purificatrice. Mentre la sacerdotessa agisce spavalda in prima persona, l’angelo non si sporca le mani, e sfrutta un guerriero con un occhio solo, strizzandolo al guercio protagonista di Valhalla Rising, consapevole di essere vicino alla morte e per questo totalmente devoto alla sua Signora, e al suo fascino cristallino. Sono ovviamente i personaggi più potenti dell’intero universo creato da Refn e, sottolineamolo, da Ed Brubaker: uno che viene dal mondo dei fumetti (Criminal sopratutto, e la genesi delle due superdonne è probabilmente farina del suo sacco noir), un mondo che è il più vicino al percorso artistico di NWR, che in fondo segue pochi semplici codici che sarebbero perfettamente riproducibili sulle pagine di un albo. Senza nemmeno troppa fatica: una delle sue ossessioni ricorrenti (oltre ai colori vapor) riguarda la geometria delle inquadrature, il centro perfetto di ogni frame taglia spesso in due parti uguali un volto, i fanali di un’automobile, le finestre di una casa, un corpo. Una tecnica feticistica, maniacale, che raggiunge il suo apice proprio in Too Old to Die Young, dove i personaggi sono spesso immobili, esattamente come se si trovassero dentro un fumetto. Ancora: the High Priestess of Death, quando parte in missione (ovvero lo sterminio dei maschi predatori) indossa un giubbotto – e sotto di esso solo il reggiseno e le pistole – che sembra la versione 2.0 di quello indossato da Ryan Gosling in Drive, ed è l’equivalente di un costume da supereroina. Che arriva sinuosa e fatale, ondeggiando sensualmente sui tacchi, con la stessa andatura delle ragazze letali di The Neon DemonTi piace quello che vedi?