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Tone-Deaf

2019
Titolo Originale:
Tone-Deaf
REGIA:
Richard Bates Jr.
CAST:
Amanda Crew (Olive)
Robert Patrick (Harvey)
Hayley Marie Norman (Leonore)

Il nostro giudizio

Tone-Deaf è un film del 2019, diretto da Richard Bates Jr.

Olive (Amanda Crew) è una giovane donna che ha i suoi problemi. Il lavoro la stressa, la sua storia d’amore va a ramengo e la vita nella città la soffoca. Per di più,  ha qualcosa di non risolto nel suo passato, nella relazione con la madre, nel ricordo di un padre morto suicida e nei confronti di una passione per la musica che le crea solo frustrazione. Lei adora il piano, ma è sempre stata una capra assoluta nel suonarlo. Nessuno ha mai avuto il coraggio di dirglielo. Per sfuggire a tutto ciò, Olive ha affittato una casa in campagna. Qui fa la conoscenza dell’affittuario, Harvey (Robert Patrick), un uomo di mezza età, vedovo, dall’aspetto simpatico ma malinconico. In realtà è uno psicopatico che si invaghisce di lei. Olive non si accorge di niente e cerca di stordirsi con le droghe e con qualche scopatina occasionale con i tizi rimorchiati nei bar, mentre Harvey la spia, la brama e accoppa chiunque le si avvicini.

Non c’è che dire: Tone-Deaf bizzarro lo è e, a tratti, è pure divertente. A ridurre ai minimi termini, lo si potrebbe definire un home invasion che non vuole prendersi troppo sul serio. Cerca una dimensione ironica che difficilmente riesce a raggiungere. Di certo incuriosisce perché non si capisce bene dove voglia andare a parare, ma quando si arriva al dunque delude. Proprio perché, in realtà, non vuole parare da nessuna parte nonostante il regista sostenga che dietro all’intreccio c’è una chiara denuncia sociale e politica. Ma quale? Richard Bates Jr, che oltre a firmare la regia è anche sceneggiatore, è uno che ha sempre confezionato prodotti che con il genere horror hanno flirtato senza mai penetrarlo per davvero. Il suo modo di intendere la paura è surreale, allegorico e grottesco. Lo dimostrano film come Excision e Trash Fire. Più che altro, la sua arte è l’espressione di un modo di fare cinema che tende all’indie estremo.

Sicuramente sembra prendersi più sul serio dei suoi film nei quali ostenta una disinvoltura assoluta nel cambiare le carte in tavola e giocare con personaggi e situazioni senza mai voler trovare una coerenza narrativa. Succedeva anche in Excision, ma quello era un primo film, lo si poteva pure perdonare. E, per giunta, era anche più visionario.