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Till Death

2021
REGIA:
S.K. Dale
CAST:
Megan Fox (Emma)
Callan Mulvey (Bobby Ray)
Eoin Macken (Mark)

Il nostro giudizio

Till Death è un film diretto da SK Dale e uscito nel 2021.

In Till Death, Emma (Megan Fox) è una donna depressa e insoddisfatta. Ci sono diverse spiegazioni: per prima cosa, ha avuto una brutta esperienza con uno stalker, che ora è in galera ma chissà per quanto. Inoltre, Emma è sposata a un avvocato di successo da undici anni, Mark (Eoin Macken), ma le cose con lui non vanno bene; anzi sono davvero una merda. La notte dell’anniversario di matrimonio, Emma rompe la sua relazione  con un impiegato del marito, Tom (Aml Ameen), che è nero e affezionato a lei. Di lui non sapremo molto altro. La serata è tetra per la povera ragazza, bellissima quanto inconsolabile. Il marito, apparentemente ignaro e molto coglione, organizza una sorpresa. Dopo la cena in un ristorante chic, conduce Emma in uno chalet sul lago. Un luogo oltremodo rustico ma molto piacevole nella memoria dei due ex piccioncini, ai tempi in cui le cose giravano bene. Eh, i bei momenti si possono rievocare, come si fa con i morti, ma questo genere di spiritismo non è meno frustrante di medium e tavoli ballerini. Quindi, non basta uno chalet, un disco e tante fotografie per restituire, il sorriso a Emma e la sua vecchia compagna a Mark. Ma il marito ha pensato a un piano B. Dopo una notte d’amore un po’ così, Emma si sveglia con una manetta al polso. L’altra è intorno a quello di lui, che senza spiegarle nulla, si suicida davanti a lei sparandosi in testa. Buum!

Siamo quindi in una situazione alla Il gioco di Gerald, ma Emma non è legata a un letto, piuttosto a un cadavere di mezza età e sui settanta chili. Inoltre,  è evidente che il marito fosse già da prima una specie di palla al polso, quindi la sua vita è più o meno quella di sempre. Solo che la donna ha freddo, vuole andar via di lì, quindi prova a liberarsi dalle manette e di uscire dalla situazione ma, come avviene nei film americani, tutto è diabolicamente perfetto per non essere possibile: cellulare che non prende, telefono isolato, macchina che non parte, pistola scarica… A poco a poco, Emma capisce che ogni cosa è stata organizzata da Mark, il quale, dopo aver scoperto che lei lo tradiva con Tom, ha deciso di suicidarsi per dispetto e mettere la poverina in una situazione molto difficile… Till Death è diretto da SK Dale, all’esordio nel lungometraggio, dopo una serie di short firmati con il nome  Scott Dale. Per cosa stiano le due lettere SK non si sa, probabilmente è un omaggio a Stephen King. Stiamo scherzando, ma neanche tanto. Il problema di fondo del film non è il ritmo, la gestione degli attori, la situazione trita di una donna molto bella assediata da uomini violenti e sadici in una casa isolata. Quello che non va è la plausibilità . Possibile che Mark riesca  ad avere un’erezione soddisfacente sapendo che il giorno dopo si sparerà, che la moglie lo tradisce? Ovviamente, in America esistono persone così. Basta guardare i documentari su Crime Scene Investigation. In una società narcisista, è questo il genere di persone che si sviluppa, ma farsi certe domande è comunque male. Se uno spettatore inizia a rivolgersele, vuol dire che il film ha sbagliato qualcosa.

Potremmo anche accettare il fatto che un avvocato di successo, sebbene in difficoltà e prossimo alla galera, decida di usare il proprio suicidio per rovinare la vita della moglie adultera, ma che poi giungano allo chalet due uomini molto cattivi, tra cui lo stalker di Emma, Bobby Rey (Callan Mulvey) che Mark, da avvocato, ha fatto uscire usando qualche cavillo legale, appositamente per permettergli di giocare al gatto col topo nello chalet sul lago, con la moglie, è davvero troppo. Ovviamente Till Death è solo un film… solo un film…, quindi non importa quanto le cose possano mettersi male, se hai fiducia in te stesso, ne verrai fuori. E così Emma riesce a sconfiggere i sadici intorno a lei, liberarsi del cadavere del marito e vincere il torpore depressivo. Come? Esorcizzando in un antichissimo rituale capitalistico di sangue e violenza tutta l’oppressione maschile che l’aveva ridotta allo spettro di se stessa.