Tiger House è un film del 2014, diretto da Tom Daley.

Dicesi “home ivasion” quel filone relativamente recente del cinema thriller americano in cui di solito un’innocua famigliola borghese viene nottetempo assalita da un gruppo di malviventi dediti a sevizie e violenze. Ne abbiamo visti tanti, troppi, ma è inutile negare che un certo fascino lo conservano sempre. Almeno prima di entrare in sala, perché a volte capita di inciampare in tante e tali “sole” che l’invasion la subisci tu. Come nel caso del film d’esordio di Tom Daley, Tiger House.

La storia. Kelly (Kaya Scodelario) decide di passare la notte in casa del fidanzatino senza il permesso dei genitori di lui che non vedono di buon occhio la loro relazione. Al calar delle tenebre succede il patatrac. In casa entrano quattro Loschi figuri che in men che non si dica mettono ko l’intera family, senza accorgersi, però, che in casa c’è lei: la super agguerrita Kelly. Lo scopo della “banda bassotti” è quello di penetrare l’indomani nella banca in cui lavora il paparino e mettere le mani sul contante… Inutile dire che Super-Kelly renderà loro la vita difficile mentre da ingenua e fragile teenager, si trasforma in una sorta di Rambo in gonnella armata fino ai denti pronta a fuori uno dopo l’altro tutti i cattivoni.

C’è pure un doppio twist finale; uno abbastanza prevedibile e l’altro totalmente scemo che potrebbe alla lontana ricordare Autostop rosso sangue di Pasquale Festa Campanile. Ma non è il finale il problema: è tutto il resto. I personaggi sono scritti talmente male e fanno cose talmente stupide che ti viene voglia di menarli; il ritmo manco a parlarne… Tiger House, nella sua improbabilità, resta solo un grande monumento alla sua attrice protagonista, Kaya Scodelario (Maze Runner – Il labirinto), bellezza inglese dal sangue brasiliano, che è davvero una gran topa, ma nel ruolo di Lady Vendetta non c’azzecca nulla.