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The Wind

2018
Titolo Originale:
The Wind
REGIA:
Emma Tammi
CAST:
Caitlin Gerard (Lizzy Macklin)
Ashley Zukerman (Isaac Macklin)
Julia Goldani Telles (Emma Harper)

Il nostro giudizio

The Wind è un film del 2018, diretto da Emma Tammi.

L’epopea del Grande West, il mito della Frontiera, è una storia costellata da grandi eroi, banditi, pionieri individualisti che hanno conquistato un posto nei libri e nella leggenda. Una leggenda ovviamente non priva di lati oscuri e mistificazioni, di massacri e prevaricazioni. Tuttavia è indubbio il fascino che conserva ancora oggi nella mente di molti. Così com’è indubbio che siano gli uomini ad aver fatto grande la saga del Far West. Ma è davvero così? Naturalmente no, sebbene il cinema ci abbia dato tanti John Wayne e poche Claudia Cardinale. Eppure la storia del cinema western, così come la realtà storica, è disseminata di grandi donne: da Cate Blanchett a Jodie Foster, da Annette Bening a Joan Crawford. Visto in questo contesto The Wind, primo lungometraggio di Emma Tammi, sembra si voglia riappropriare di una prospettiva totalmente al femminile, in un racconto dove le donne sono protagoniste assolute nella desolazione della frontiera americana di fine ottocento. Qui troviamo infatti Lizzy, moglie dell’agricoltore Isaac Macklin, che dalla solitaria vita con il marito passa alla convivenza con una coppia di vicini poco avvezzi alle fatiche della terra.

Scritta così potrebbe sembrare un episodio de La casa nella prateria, ma la sceneggiatrice, Teresa Sutherland, ha ben altri piani in mente per The Wind e colloca la complicata esistenza di Lizzy in un western horror dalle tinte psicologiche e mai totalmente chiare. È infatti la nuova vicina di casa a trasformare ogni cosa, portando l’ombra del dubbio in una psiche forse già provata dal nulla che la circonda. Ed è proprio l’horror vacui di Lizzy, reso ottimamente dalla brava Caitlin Gerard, a colpire maggiormente, un vuoto che viene però sostituito dal vento incessante, da voci ingannatrici, da ombre e animali feroci, demoni e sussurri. Cosa ci sia di vero in tutto ciò non è cosa semplice da scoprire, poiché Emma Tammi, similmente a Eggers con The Witch e Feigelfeld con Hagazussa, mischia le carte in tavola, gioca con il tempo, contorce la narrazione in un flusso irrazionale. Il rovescio della medaglia di questa scelta stilistica è purtroppo una confusione che rischia di minare quanto fatto di buono, aprendo la possibilità che lo spettatore cada preda di una noia letale.

Il grande limite, e al tempo stesso forza, di The Wind si pone esattamente in questo punto, tra l’errare sibillino della storia e una resa visiva coinvolgente. La volontà di mostrare quanto l’essere umano possa essere fragile, vittima tanto di un’oscurità ambigua partorita dalla mente quanto di una Natura oscillante tra il sublime e il feroce, complica certamente la scorrevolezza del racconto, ma in realtà non lo affossa. La potenza della fotografia, del suono e di effetti speciali usati con il contagocce, regalano sequenze angoscianti, di uno strisciante terrore legato più alla sfera dell’invisibile e quindi maggiormente ansiogeno. Emma Tammi e la sua sceneggiatrice immergono lo spettatore in un disturbante viaggio dove ciò ch’è reale si mescola all’allucinatorio, dove la lenta parabola del dolore umano ha il suo compimento nella follia. Ma, soprattutto, dove la storia la fanno le donne, con il coraggio di imbracciare un fucile, di portare un figlio in grembo e di vivere una solitudine che, a volte, resta inascoltata. E qui non si tratta di guerra dei sessi, ma di un film che, pur non scevro da difetti, può scoperchiare l’universo interiore dell’essere umano. Con tutto quello di buono e cattivo che vi alberga dentro.