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The Wave

2015
Titolo Originale:
Bølgen
REGIA:
Roar Uthaug
CAST:
Kristoffer Joner
Thomas Bo Larsen
Fridtjov Såheim

Il nostro giudizio

The Wave è un film del 2015 diretto da Roar Uthaug.

Lo diciamo da tanto che il norvegese Roar Uthaug ha della stoffa. Non si può dire certo che il suo esordio Cold Prey (Fritt vilt, 2006) fosse un capolavoro, ma almeno era il tentativo di fare uno slasher europeo molto prima che altri nel Vecchio Continente avessero minimamente creduto fosse possibile. La grinta invece l’ha dimostrata col fantasy Escape (Flukt, 2012), ad oggi il suo film migliore, mentre con The Wave (Bølgen), ha trovato finalmente le forze (i finanziamenti) per cimentarsi con un kolossal catastrofico. Le montagne Åkernes nella regione del Sunnmøre si bagnano nelle acque del Sunnylvsfjorden. Lo spettacolo è di quelli che tolgono il fiato, la natura regna sovrana, e i pochi paesini che sorgono sulle rive del fiume sono meta prediletta di arrampicatori ed escursionisti.

Peccato però che gli Åkernes poggino sopra una falda acquifera tutt’altro che solida e che nessuno, ad eccezione del geologo Kristoffer Joner (attore feticcio di un altro regista norvegese con le palle, Pål Sletaune), si accorga del pericolo imminente. E dire che lui, il geologo, proprio quel giorno avrebbe dovuto trasferirsi con la famiglia più a sud, per un lavoro più sedentario e meglio remunerato; ma il senso del dovere lo spinge a restare una notte in più, perché qualcosa là sotto non lo convince affatto. E infatti al calar delle tenebre la montagna brontola, trema e si sgretola portando con se ricercatori e volontari. Ma non è finito, l’onda d’urto del terremoto provoca uno tsunami che in pochi minuti si abbatterà sull’assonnato paesino di montagna. Riuscirà l’intrepido geologo a salvare moglie e figli dalla forza devastante della natura?

La risposta è scontata e il finale di The Wave, in effetti, è di quelli consolatori per il pubblico televisivo; ma al di là di questo – anzi, prima di questo – Uthaug affronta il genere catastrofico con la stessa dinamica del thriller e la tensione cresce spontanea fino all’inevitabile trionfo di effetti speciali. Effetti digitali per una volta “compatibili” con quelli americani, che non hanno nulla a che vedere, ad esempio, con quel vorrei-ma-non-posso del Vajont di Renzo Martinelli. Quasi riuscito… peccato per quel finale…