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The Virtuoso

2021
REGIA:
Nick Stagliano
CAST:
Anson Mount (il virtuoso)
Abbie Cornish (la cameriera)
Anthony Hopkins (il mentore)

Il nostro giudizio

The Virtuoso è un film del 2021, diretto da Nick Stagliano.

Un uomo solitario, sicuro di sé e con i nervi d’acciaio (Anson Mount) arriva in una piccola città di provincia. E’ lì per rintracciare e uccidere un uomo, un sicario come lui, ma c’è un problema: le uniche informazioni che ha disposizione riguardano un luogo, un diner poco frequentato, e un orario, le 17. Ma quando l’uomo si reca sul posto, i bersagli possibili sono troppi – un uomo silenzioso che legge il giornale, una coppia che nasconde qualcosa, e un vicesceriffo che sembra nuovo in città. Il sicario è quindi costretto a indagare più a fondo sull’identità dei quattro, ma una serie di distrazioni mette in dubbio la lucidità che l’ha sempre contraddistinto. L’uomo, infatti, deve adesso convivere con un trauma profondo, quello legato al suo ultimo omicidio, che ha coinvolto una madre innocente. Ma c’è di più. La cameriera del diner (Abbie Cornish) vorrebbe passare la notte con il sicario, mettendo così in difficoltà l’uomo, che è sì attratto da lei, ma che da tempo ha imparato a non fidarsi degli altri. La tentazione di una notte di passione e il tormento di un ricordo traumatico mettono quindi a serio rischio la professionalità del sicario, che adesso potrebbe commettere un errore più grande del precedente, e che non aveva mai rischiato la propria vita come in questa notte.

Quello di Nick Stagliano è un nome che dice poco. Forse qualcuno, ma giusto qualcuno, se lo ricorderà per Partita col destino e Good Day For It. Ma il regista statunitense non è mai stato particolarmente prolifico e sono passati già dieci anni dal suo film precedente. La sua ultima fatica, comunque, non soddisfa l’attesa. La storia di questi personaggi senza nome si dispiega in modo lento, troppo lento, per poi puntare tutto su un finale ricco di colpi di scena. Ma la risoluzione dell’enigma, piuttosto che sorprenderci con le sue grandi rivelazioni, non fa che confermare l’idea di un intreccio inutilmente complicato, di una trama costruita su basi fragilissime. I buchi di sceneggiatura non mancano all’appello, mentre la regia di Stagliano non fa che azzerare qualsiasi spunto drammaturgico. Come nella scena del cimitero, quando Anthony Hopkins, che qui interpreta il mandante del sicario, ci stordisce con un fiume di parole, un monologo interminabile gestito da una regia senza idee, che punta tutto su un campo e controcampo, con un primo piano statico sul volto sempre uguale del protagonista, e una ripresa che si avvicina lentamente al volto di Hopkins. Il ritorno continuo del piano d’ascolto su Mount non aggiunge nulla alla scena, e non fa che smorzare il pathos del discorso. Tutto, dalla scrittura al montaggio, ci sembra semplicemente sbagliato, ci fa pesare la staticità del momento, lo spreco di parole, lo spreco di immagini. Ecco, immaginate un intero film così.