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The Vatican Tapes

2015
Titolo Originale:
The Vatican Tapes
REGIA:
Mark Neveldine
CAST:
Olivia Taylor Dudley (Angela Holmes)
Kathleen Robertson (Dottoressa Richards)
Michael Peña (Padre Oscar Lozano)

Il nostro giudizio

The Vatican Tapes è un film del 2015, diretto da Mark Neveldine.

Si dice che il Diavolo si nasconda nei particolari. E mai come in questo caso il proverbio è pertinente. In The Vatican Tapes uno dei particolari più inquietanti, perché resta sospeso e inesplicato, è la ragione della sete inestinguibile che tormenta la protagonista del film Olivia Taylor Dudley, la quale ogni tre per due si attacca a bottigliette d’acqua che trangugia come se dovesse spegnere il fuoco dell’inferno (absit iniuria). L’arsura non rientra, salvo lacune dello scrivente, tra i segni predittivi e distintivi della possessione demoniaca, come lo sono invece la bilocazione che Angela Holmes (cioè la Taylor) padroneggia o la glossolalia che maschera, in realtà, la conoscenza di idiomi scomparsi. O, ancora, il terribile potere di slogare giunture e legamenti del corpo, onde liberarsi dai ceppi in cui l’indemoniato venga ridotto per sottoporlo ad esorcismo. Ecco che abbiamo così, in pratica, già fatto il compendio del film di Mark Neveldine (quello di Crank e del secondo Ghost Rider, codiretto con Brian Taylor), che a volerla ridurre nella maniera più semplice è una specie di Esorcista riveduto e corretto alla luce del cinema americano del 2015 e del filone demoniaco post-moderno degli anni Zero, quello di The Last Exorcism 1 e 2, di The Rite e delle cose e cosette congeneri.

The Vatican Tapes perché tutto comincia all’ombra di San Pietro, quando coloro che vegliano sul mondo in difesa dagli attacchi del Maligno, ricevono una videoregistrazione da un ospedale americano in cui il viso della succitata Angela Holmes, fragile biondina venticinquenne (con dei bellissimi piedi, per incidens e perché anche in questo la forza demoniaca sta nei dettagli) con problemi di saluta, rivela per un istante, per un pugno di frames, la sovrapposizione di una faccia proveniente visibilmente dall’Abisso. Primo colpo basso ed efficace a pochi minuti di film – dopo un’intro stylisch fatta con pezzi di cronache esorcistiche e repertori di papi benedicenti – che involontariamente rimanda ai fotogrammi subliminali di Friedkin, quelli dove potevamo vedere o intuire che faccia avesse Pazuzu. Poi, dal Cupolone si vola all’antefatto che ha portato Olivia dai bei piedi (se vi chiedete perché suona come un viso noto, sappiate che la si era vista in Chernobyl Diaries – la mutazione e che sempre nel giro di Oren Peli è la zia biondina di Paranormal ActivityThe Ghost Dimension) a finire nelle grinfie dell’Avversario. Anzi a diventare lei stessa l’Avversario, perché gli occhi cerulei e il capello biondo di Olivia, che sembra la creatura più delicata sulla faccia della Terra, l’agnello sacrificale per eccellenza, mascherano invece la pelle del lupo il cui marchio di fabbrica e di garanzia è il 666.

Sì, Angela Holmes è l’ultimo Anticristo che il filone ci offra. Un Anticristo che dopo avere sconfitto il monsignore che da Roma era volato in America per esorcizzarla, procede sola e gloriosa verso la luce bianca che nasconde i milioni di uomini adoranti di fronte ai suoi miracoli. The Vatican Tapes è costituito da tre blocchi, in progressione: prima Olivia – orfana di madre, padre possessivo (Dougray Scott), fidanzato amorosissimo (John Patrick Amedori) – si ferisce in modo strano con un coltello e in modo ancora più strano viene beccata da un corvo, con la sete di cui all’inizio e misteriosi svenimenti dove sembra morta, fino a causare un incidente in taxi a seguito del quale va in coma e parrebbe ormai spacciata. Dopodiché, staccata dalle macchine che la tengono in vita, la diavola risorge come Gesù Cristo e comincia a seminare cadaveri sul suo cammino – grande scena nel reparto psichiatrico dove l’hanno rinchiusa, quando, mormorando alle pareti, causa il massacro tra i matti. Infine, terza fase, padre e fidanzato se la portano a casa e accettano che il cardinale venuto da Roma, con l’ausilio del prete dell’ospedale, Michael Peña, che ha testimoniato l’eccezionalità del caso, compia l’esorcismo. E a quel punto sono cazzi loro. Gli ultimi venti minuti con l’Angela 666, stigmatizzata e triumphans galvanizzano ed esplodono di cattiveria, ricordando l’altrettanto notevole finale di The Last Exorcism 2 allorché Ashley Bell si scuoteva dai calzari la polvere degli avversari e se ne andava libera a conquistare il mondo.