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The Spine of Night

2021
REGIA:
Philip Gelatt, Morgan Galen King
CAST:
Richard E. Grant (Il Guardiano)
Lucy Lawless (Tzod)
Joe Manganiello (Mongrel)

Il nostro giudizio

The Spine of Night è un film del 2021 scritto e diretto da Philip Gelatt e Morgan Galen King.

É un film d’animazione pulp contaminato da fantasy e horror. The Spine of Night è assolutamente anomalo nel panorama cinematografico contemporaneo, un film indipendente e sotto certi aspetti rischioso. É follia quella di Philip Gelatt e Morgan Galen King, altro non può essere, perché optare per il rotoscopio invece che per il classico motion capture è una scelta curiosa da un lato e respingente dall’altro. Il film riporta all’attenzione mediatica questa tecnica ampiamente utilizzata nei decenni scorsi anche da Walt Disney che consiste, in breve, nel ricalcare su pellicola scene filmate in precedenza così da rendere il risultato finale più realistico possibile. E’ uno sforzo enorme, infatti, per realizzare, The Spine of Night ci sono voluti anni, eppure per i registi non poteva essere concepito altrimenti. Entrambi amanti di un certo tipo di cinema anni ’70 e ’80 e cresciuti con cult quali He-Man e Heavy Metal, hanno voluto rendere omaggio alla loro formazione artistica compiendo un’operazione nostalgia e, forse involontariamente, un esperimento di ricezione sociale.

The Spine of Night è una storia senza tempo, un’epopea fantastica e un susseguirsi di personaggi che ricalcano i classici archetipi del genere. Il racconto inizia dall’incontro tra la strega Tzod e il Guardiano, personaggi i cui punti di vista scopriremo essere proprio quelli della storia. La donna ha viaggiato per molto tempo alla ricerca del fiore della conoscenza e il suo cammino l’ha condotta in quella montagna isolata in cui l’uomo si è rifugiato. Tramite i loro dialoghi sarà possibile ricostruire la storia di Tzod e come è arrivata fin lì, cosa è il fiore della conoscenza e quale magia racchiude in sé e come gli uomini, nel corso degli anni, siano stati ammaliati dal suo potere e abbiano voluto impossessarsene. Il film è abbastanza complesso, al di là di tecnica e stile, poiché tratta di diversi temi e anche parecchio importanti riuniti in una storia molto densa di eventi. Quello di Gelatt e Galen King è un mondo magico, tuttavia trovare similitudini con il mondo reale non è poi così difficile esattamente come nei migliori fantasy che popolano già il nostro immaginario. C’è un uomo, Ghal-Sur, che incuriosito e inebriato dalle potenzialità di una magia così misteriosa come quella che il fiore racchiude lo ruba venendo meno ai suoi principi di Erudito.

Il potere è al di sopra di ogni cosa, l’onnipotenza che ne sussegue fa pensare di essere invincibili e le conseguenze più prossime sono le guerre, le battaglie per la conquista di un potere ancora più grande. A farne le spese sono i deboli, coloro i quali chiedono di vivere dignitosamente senza un divario sociale via via sempre più ampio e, in senso lato, anche la natura e il pianeta. Il realismo tematico si sposa perfettamente con quello visivo che costituisce la sfumatura horror del film, perché The Spine of Night è brutale e violento, il sangue scorre a fiumi come nei migliori splatter. Il perché di questa violenza è presto detto. Il film è un racconto epico ed è difficile immaginare un fantasy con streghe, negromanti, guardiani, eroi e magia senza una buona dose di ferocia e crudeltà. The Spine of Night soddisferà anche i palati cinefili più raffinati e ha il potenziale per essere il primo capitolo di una nuova trilogia fantasy a cui affezionarsi. Il tempo, siamo sicuri, ci darà ragione.