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The Purge – Prima stagione

2018
Titolo Originale:
The Purge
REGIA:
Ernest R. Dickerson, Anthony Hemingway, Clark Johnson, Tara Nicole Weyr, David Von Ancken
CAST:
Gabriel Chavarria (Miguel)
Jessica Garza (Penelope)
Amanda Warren (Jane)

Il nostro giudizio

The Purge è una serie tv del 2018, ideata da James DeMonaco.

Adattamento televisivo targato Amazon Prime Video dell’omonimo franchise cinematografico di successo scritto da James DeMonaco, sceneggiatore e anche regista dei primi capitoli, agli italiani non-anglofoni la saga suonerà familiare con il nome La notte del giudizio. La trama è nota ai più: The Purge, che letteralmente sta per “l’epurazione”, è ambientata in un’America distopica in cui una volta l’anno agli esseri umani sono concesse 12 ore per dar “sfogo” alla rabbia, alle frustrazioni, alla violenza che leggi, regole e convenzioni sociali ghettizzano durante gli altri 364 giorni. Forze dell’ordine, principi morali, tutto quello che determina lo “stato di civiltà” viene messo a tacere per una notte e tutto, compreso l’omicidio, è ammesso; ciò al fine di ridurre il tasso di criminalità durante il resto dell’anno. I protagonisti ci vengono presentati parallelamente fin dall’inizio e impariamo a conoscerli attraverso una serie di flash-back che ci aiutano a capire e, a volte, a giustificare le loro scelte. Sono personaggi di cui tuttavia non riusciamo a fidarci fino in fondo e che spesso disattendono quello che ci aspettiamo. In primo piano c’è Jane (Amanda Warren) manager in carriera, forte e leale, con qualche conto in sospeso; ci sono Jenna (Hannah Emily Anderson) e Rick (Colin Woodell), la coppia di sposini benefattori che rischiano di diventare i protagonisti della versione più grottesca di Eyes Wide Shut e poi c’è Penelope (Jessica Garza), che ha deciso di votare la sua vita ad una manica di squilibrati che “donano”, e non in senso lato, il loro corpo alla notte del giudizio per “consentire ai peccatori di purificarsi”.

Infine c’è il fratello di quest’ultima, Miguel (Gabriel Chavarria), ex Marines  costretto ad affrontare una serie di peripezie per dissuadere sua sorella dal commettere un inutile suicidio. Degno di nota il riferimento al paradosso dell’anarchia: “nonostante lo Sfogo l’essere umano tende naturalmente verso l’ordine, cerca delle regole”; anche il più folle, non conoscendosi, ha bisogno di disciplinarsi. Al di là del modo in cui DeMonaco abbia scelto di reiterarlo, in The Purge il tema rimane vincente e per quanto si possa pensare che, dopo i 4 film, avremmo potuto comunque sopravvivere senza la conversione in serie tv, se è un messaggio quello che si vuole veicolare non è sbagliato tentare anche la via del piccolo schermo. Ma se, tuttavia, la meta fosse quella di far rabbrividire e spaventare, allora si può dubitare che persino le “femminucce” che guardano La Signora in giallo con le mani sugli occhi e sussultano ad ogni scena ambientata al buio, abbiano distolto spaventate lo sguardo dallo schermo. Non c’è un climax di suspense che, probabilmente, è più fervente durante la prima puntata che nel resto della stagione; concetto che, se pur edulcorato, lascerebbe intendere che forse nel primo episodio DeMonaco ci fa un po’ troppe promesse che poi non manterrà.

La ferocia non diventa mai splatter, ed è apprezzabile, ma dopo un intero pilot dedicato all’“attesa” anche le sopracitate “femminucce” pretendono di assistere a qualche mano mozzata e a schizzi di sangue sulla telecamera. Per cui The Purge, più che una serie horror, sembrerebbe una puntata molto, molto lunga di Black Mirror. Interessante, ma forse pleonastico il riferimento ai femminicidi e alla violenza sulle donne; esilarante, ma troppo stereotipato l’autobus guidato da femmine punitrici che, chissà per quale arcano motivo, se non sono avvinte a un uomo si trasformano in lesbiche giocatrici di rugby con lo spirito e la disponibilità emotiva di Miss Rotternmeier. In conclusione la serie, che potrebbe essere una denuncia contro l’Umano –  Americano soprattutto – con il suo fanatismo per le armi e l’inclinazione agli omicidi di massa, confluisce in una celebrazione del prototipo americano per eccellenza, quella dei muscolosi Marines/semi-eroi; per cui, considerate – nonostante tutto – le tre stelline di gradimento, non resta che congedarsi citando i protagonisti nel finale di stagione: “urrà!”.