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The Pale Blue Eye – I delitti di West Point

2022
REGIA:
Scott Cooper
CAST:
Christian Bale (Augustus Landor)
Harry Melling (Edgar Allan Poe)
Gillian Anderson (Julia Marquis)

Il nostro giudizio

The Pale Blue Eye – I delitti di West Point è un film del 2022, diretto da Scott Cooper

Un contenitore, se riempito all’inverosimile, può reagire in soli due modi: o accetta dentro di sé il coacervo di elementi che gli sono stati dati oppure, semplicemente, erutta svuotandosi. The Pale Blue Eye, diretto da Scott Cooper, obbedisce a questa norma con una disinvoltura a tratti irritante, nel suo dilungarsi senza trovare mai una vera direzione. Giallo in costume con riferimento diretto a uno dei mostri sacri della letteratura di genere, gotico tenue e difficile da avvertire, componente horror per emofobi e, alla luce dei fatti, superflua. Il difetto, probabilmente, sta già alla base, ossia al romanzo adattato di Louis Bayard, le cui premesse sono più risibili dello svolgimento stesso. Perché inserire la figura di Poe, qui giovane cadetto dell’accademia militare americana, in un whodunit rappresenta una furbata che presto, tuttavia, presenterà il conto. L’omaggio infatti non si scorge se non nella presenza di un personaggio altisonante, tra l’altro anche ben messo in scena da un Harry Melling sempre più impressionante per le sue potenzialità.

Ma accettiamo pure il pretesto e il sofismo spicciolo del grande scrittore del brivido che, in gioventù, ha avuto modo di vivere ciò che poi avrebbe messo su carta. E accettiamo anche il porlo in relazione con una figura mentore, l’Augustus Landor interpretato tutto sommato benino da Christian Bale, precedentemente feticcio dei crudi drammi col fucile di Cooper. Il problema è che, più che un omaggio a Poe, il film ripercorre tutt’altro tipo di narrazione, attestandosi sul thriller storico-filologico che ha ne Il nome della rosa di Umberto Eco il suo cavallo di battaglia. Omicidi in serie dai tratti rituali, antichi e oscuri manoscritti avvolti nel mistero e nella leggenda, un’istituzione pronta a intralciare le indagini per coprire ben altri segreti: a un certo punto ti aspetti che spunti Guglielmo da Baskerville, piuttosto che la riconoscibile sagoma del padre dell’horror americano. Il problema rimane il modus operandi, proprio di un film che ricerca eleganza e non prova nemmeno un attimo a sporcarsi le mani. Fatte le doverose premesse, la parte centrale risulta in effetti sprovvista di ritmo, mentre i due personaggi principali stentano nel fare passi avanti nella loro caratterizzazione. L’indagine prosegue, si aggiunge un altro omicidio ma l’encefalogramma rimane piatto quanto lo sfondo nevoso di West Point. Il tutto con l’aggiunta della sottotrama horror a sfondo satanico, il che dà la dimensione dell’ingenuità del progetto.

Naturalmente la scossa deve arrivare con la soluzione dell’enigma e anche, diaboli gratia, il ritrovamento dell’antico maledetto manoscritto. Non un rompicapo da impazzire, se proprio bisogna sbottonarci, anche se, come a volte accade, la verità è molto più complessa. Un finale a sorpresa che lascia leggermente interdetti o fa proprio gridare alla cazzata, ma che almeno ci regala l’unico vero bel momento del film e tra i due protagonisti: il maestro e l’allievo, il detective e il poeta, l’uno lo specchio di chi diventerà l’altro. Non c’era certo bisogno di convincerci della bravura degli interpreti, passando dai già citati Bale e Melling alle interpreti femminili Lucy Boynton, Gillian Anderson o la più marginale Charlotte Gainsbourg. In The Pale Blue Eye l’attesa era tutta per le atmosfere e le tematiche poeiane: tutte cose che alla fine vengono solo sfiorate, o addirittura perse in questo insensato e sconsiderato marasma.